estimatori dei consoli sec. XII - sec. XIV

“L’istituto degli estimatori pubblici ha origine antichissima in quanto si riallaccia all’intervento dei Deum timentes homines che erano presenti per legge in tutti i contratti di permuta stipulati dalle chiese a garantire che queste, fatta la stima delle cose oggetto di permuta, avevano un cambio vantaggioso” (Manaresi 1919, p. 93). Ma solo a partire dal 1170 gli estimatori dei consoli, denominati anche pubblici estimatori del comune, incominciano ad essere citati negli atti del Comune.
Ad essi era delegato il significativo compito di misurare e fare la stima dei beni sui quali i consoli di giustizia avrebbero dovuto procedere ad aggiudicazioni.
Essere notaio o giudice o addirittura entrambi, oltre ad appartenere ad una famiglia che avesse dato prova di rettitudine ed onestà, erano i requisiti fondamentali per poter ricoprire la carica di estimatore, che consentiva di percepire un onorario proporzionale all’entità delle terre misurate.
Nel periodo consolare anche questa carica, come quella di canevaro, poteva consentire possibilità di carriera: sfogliando la documentazione raccolta negli “Atti del Comune di Milano” non mancano infatti esempi di estimatori che, terminato il loro mandato, vennero nominati consoli di giustizia (Manaresi 1919).
La carica di estimatore andò assumendo, nel corso dei secoli dell’età comunale, sempre più spessore ed importanza tanto che in età signorile si verificarono situazioni in cui le due cariche di console di giustizia e di estimatore si trovarono accentrate nella medesima persona (Barni 1954; ,Franceschini 1954; Manaresi 1919).

ultima modifica: 19/01/2005

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