conferenza governativa 1791 - 1796

Con reale dispaccio 30 gennaio 1791 “tutta l’autorità del governo” della Lombardia austriaca venne affidata ad una Conferenza governativa, cui spettava “la direzione superiore ed il disbrigo di tutti gli affari generali e degli altri maggiori sieno relativi allo Stato di Milano o Ducato di Mantova”; la componevano l’arciduca governatore Ferdinando, il ministro plenipotenziario Wilczek e due consultori di governo, Emanuele di Khevenhüller, già consigliere di governo e direttore della Camera dei conti, e Felice Albuzzi, giudice del supremo tribunale di giustizia. “Per l’estensione degli appuntamenti e decreti della Conferenza”, che doveva entrare in attività il primo aprile, era inoltre prevista la presenza alle sedute di un segretario; impiego al quale venne allora destinato Pietro Bellati, già segretario del Consiglio di governo, con questo stesso dispaccio ribattezzato Magistrato politico camerale (dispaccio 30 gennaio 1791).
L’attività del supremo organo di governo fu disciplinata dalle istruzioni approvate da Leopoldo II il 7 marzo. In base ad esse, tutti gli affari della Conferenza governativa dovevano “essere decisi per pluralità de’ voti, senza che né il governatore né il ministro plenipotenziario possino risolverli secondo il loro voto particolare”. Ad essa spettava la nomina “a tutti gl’impieghi, benefici, stipendi, che […] ultimamente si nominavano dal Consiglio di governo” e la formazione delle terne “da proporsi alla Corte per gl’impieghi o altre nomine riservate alla medesima”.
Grande rilievo venne allora riconosciuto alla figura del governatore, cui era data la “facoltà di sospendere la spedizione, quando fosse di diverso parere, del concluso in affari gravi od interessanti tutto il Paese o il Principe” e di proporre il rinvio dell’esame di un affare, se a suo giudizio non fosse “abbastanza instrutto e schiarito dal relatore”. Il governatore era inoltre l’ultimo a votare e se il suo intervento avesse introdotto elementi nuovi nella discussione, quanti si erano già pronunciati per una tesi contraria alla sua potevano tornare sulle proprie decisioni.
Sempre secondo quanto previsto dalle “Istruzioni”, ai due consultori spettava fare le relazioni su tutti gli affari presentati alla Conferenza, mentre i verbali con le determinazioni dell’organo di governo dovevano essere redatti dal segretario e firmate da tutti i componenti presenti alle sessioni; ogni mese copia delle stesse veniva poi inviata a Vienna.
Oltre al segretario la Conferenza governativa poteva valersi di una segreteria di governo, cui spettava la spedizione di tutti gli affari, ordini, lettere “nulla eccettuato”, posta sotto la direzione dei due consultori “ciascuno negli affari della sua provincia” (istruzioni 7 marzo 1791).
Nel mese di agosto del 1792, in seguito alla morte di Albuzzi, entrò a far parte della Conferenza governativa Alberto Litta, che conservò anche la direzione della Camera dei conti (Arese 1979-1980).

ultima modifica: 19/01/2005

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