comitato di guerra 1848 marzo 22 - 1848 marzo 31

La nomina del comitato di difesa e la successiva proclamazione del governo provvisorio milanese, decisa dal podestà Gabrio Casati il giorno conclusivo dell’insurrezione di Milano, portò alle dimissioni e allo scioglimento del consiglio di guerra, l’organismo composto da Carlo Cattaneo, Enrico Cernuschi, Giorgio Clerici e Giulio Terzaghi, tramite il quale erano state coordinate e condotte le operazioni insurrezionali nelle giornate precedenti. Fu lo stesso Carlo Cattaneo, presentando la mattina del 22 le dimissioni del consiglio al podestà Casati, a proporre la fusione dello stesso con il comitato di difesa per dare continuità alle operazioni belliche. Il Casati aderì alla proposta del Cattaneo e si costituì così il comitato di guerra, presieduto da un membro del governo provvisorio, Pompeo Litta, con funzioni, in pratica, di ministro della guerra. Gli altri membri furono lo stesso Cattaneo, Enrico Cernuschi, Giulio Terzaghi, Giorgio Clerici, Antonio Carnevali, Luigi Torelli, Antonio Lissoni e Riccardo Ceroni. Il comitato diresse vittoriosamente le operazioni della quinta e ultima giornata di insurrezione ma rimase politicamente in posizione subordinata sia perché il governo provvisorio impose di controllare e firmare ogni atto pubblicato dal comitato stesso – comprese le notizie sulla guerra che il comitato divulgava alla popolazione –, sia perché il giorno dopo (23 marzo), il consiglio dei ministri piemontese riunitosi sotto la presidenza del re Carlo Alberto decise finalmente di intervenire in guerra.
L’attività principale del comitato fu comunque tutta tesa ad organizzare un esercito regolare lombardo e questo fu causa di contrasti con il governo provvisorio il quale già il 26 marzo 1848 aveva stipulato – senza previamente consultarlo – una convenzione con il Piemonte in base alla quale le truppe piemontesi si sarebbero impegnate a combattere come alleate a quelle lombarde (affidate a Teodoro Lechi) e contemporaneamente il governo lombardo si sarebbe impegnato a fornire le sussistenze necessarie e ad assumere ufficiali piemontesi fuori servizio per inquadrare l’esercito lombardo. Il comitato intendeva invece arruolare i veterani dell’esercito italico e gli esuli forniti di esperienza che avevano combattuto fuori dall’Italia proprio per non sottomettere il costituendo esercito lombardo a quello piemontese.
Anche a causa di questi contrasti il comitato di guerra fu costretto a dimettersi il 31 marzo ed al suo posto venne organizzato un regolare Ministero della guerra con a capo Pompeo Litta. Pochi giorni dopo, con il pretesto di una indisposizione del Litta, il governo provvisorio lo sostituì con Giacinto Provana di Collegno, esule sin dai moti del ’21, che arrivò a Milano il 15 aprile. Da allora, scrive Cattaneo, “l’esercito ed il paese non furono più nostri; le sostanze nostre, la vita e l’onore furono in arbitrio altrui” (Candeloro 1960; Cattaneo 1849; Marchetti 1948 a; Meriggi 1987; Raccolta 1848; Curato 1960).

ultima modifica: 06/01/2003

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