commissione imperiale 1799 aprile 29 - 1800 maggio 30

Durante i tredici mesi dell’occupazione austro-russa, il governo dei territori lombardi, formati dalle sei province dell’ex Lombardia austriaca (Milano, Como, Pavia, Cremona, Casalmaggiore e Lodi), alle quali si erano aggiunte quelle di Bergamo, Brescia e Crema, venne affidato al nobile mantovano Federico Cocastelli, commissario generale presso l’armata d’Italia.
Depositario della somma dei poteri civili e incaricato della direzione dei dicasteri milanesi e del controllo delle amministrazioni provinciali, il commissario imperiale riceveva gli ordini direttamente da Vienna, dal barone Franz von Thugut, ministro di conferenza, commissario di stato e plenipotenziario imperiale per le province italiane, per la Dalmazia e l’Albania. Le linee politiche generali, e spesso anche quelle particolari, venivano infatti discusse e stabilite a Vienna, mentre al governo centrale delle province lombarde, insediato a Milano, spettava un ruolo essenzialmente esecutivo. Al commissario Cocastelli, in sostanza, era richiesto di garantire il controllo politico e sociale dello stato e di fungere da collettore delle rendite erariali, utilizzando, a tal fine, il minor numero possibile di impiegati, per non distrarre preziose risorse alle forniture militari (Pagano 1998).
Coadiuvato nella sua attività da alcuni funzionari e impiegati, Cocastelli rimase alla testa della compagine austro-lombarda fino al 30 maggio 1800, quando, all’approssimarsi delle armate francesi, abbandonò la città delegando i suoi poteri ad una Reggenza di governo (proclama 30 maggio 1800).

ultima modifica: 19/01/2005

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