ministero delle finanze 1802 aprile 20 - 1814 luglio 31

Dopo la formazione della Repubblica italiana il vicepresidente Melzi decise di concentrare provvisoriamente le funzioni dei dicasteri del tesoro e delle finanze in un’unica Direzione speciale guidata da tre persone: Antonio Veneri, incaricato particolarmente del tesoro pubblico; Ambrogio Forni, delle imposte indirette; e Giuseppe Prina, dell’organizzazione degli uffici e delle imposte dirette (decreto 28 febbraio 1802).
Il 20 aprile 1802 Antonio Veneri e Giuseppe Prina furono prescelti, rispettivamente, per dirigere il Ministero del tesoro pubblico e quello delle finanze (decreto 20 aprile 1802), dei quali, il successivo 25 maggio, vennero poi pubblicate le discipline per l’organizzazione contabile.
In base a tale decreto, al ministro delle finanze spettava “mettere in attività e in istato di esazione, I. le imposte dirette; II. le imposte indirette; III. i redditi de’ beni nazionali e qualsiasi altro ramo di rendita pubblica” (art. 44), a questo punto subentrava il dicastero del tesoro pubblico, incaricato di vegliare su riscossioni e pagamenti (art. 45). Se poi l’esecuzione “delle leggi e delle massime direttrici del censo” competeva al ministro dell’interno, a quello delle finanze spettava chiamare “il fondo al pagamento sulla base dell’estimo definitivamente sistemato od osservato provvisoriamente” (art. 46). E in concerto con il titolare dell’interno il ministro delle finanze provvedeva inoltre allo “stabilimento dei ricevitori ne' dipartimenti e ne' comuni”; ricevitori che dipendevano dal primo per i fondi dipartimentali e comunali, mentre per i fondi nazionali rispondevano al secondo (art. 50).
Con il decreto del 25 maggio 1802 venne stabilita anche l’organizzazione interna del Ministero delle finanze, che doveva essere formata da una segreteria generale, un’ispettoria delle imposizioni dirette, un’ispettoria delle imposizioni indirette, un ufficio delle relazioni con l’Economato generale dei beni nazionali, una ragionateria centrale, un protocollo, un ufficio spedizione, un archivio e una sezione particolare (art. 62). E presso il Ministero, da cui dipendeva, venne allora costituita anche una Direzione delle imposte indirette “composta essenzialmente di un capo e di quattro uffici: l’uno pei dazi d’introduzione, estrazione e transito; l’altro pei dazi di consumo; il terzo pelle privative; il quarto pelle poste, zecca, lotto e bollo della carta” (art. 51) (decreto 25 maggio 1802 a).
Con decreto 7 febbraio 1803 presso il Ministero delle finanze venne poi introdotta anche la figura dell’auditore legale, che, dotato di voto consultivo, aveva il compito di “ricevere gli atti e contratti interessanti il governo generale e dipendenti da disposizioni immediate dei ministri” e di sostituire il procuratore nazionale nel dipartimento d’Olona (decreto 7 febbraio 1803 a).
Dopo la costituzione del Regno d’Italia l’organizzazione interna del Ministero delle finanze venne parzialmente rivista. Con decreto reale del 7 giugno 1805 al dicastero furono riunite le amministrazioni del censo e delle imposizioni dirette, il cui vertice, sottoposto agli ordini del ministro, venne affidato al consigliere di stato Birago (decreto 7 giugno 1805 b). Pochi giorni dopo, con alcuni decreti datati 28 giugno, si provvide a delineare l’organizzazione delle amministrazioni finanziarie: l’Amministrazione delle dogane, l’Amministrazione dei sali, tabacchi, polveri e dazi di consumo, che, con decreto 27 aprile 1807, venne poi trasformata in Direzione generale delle privative e dei dazi di consumo; l’Amministrazione del lotto, l’Amministrazione delle poste e l’Amministrazione delle zecche, che fu in seguito riordinata con decreto 24 maggio 1806; venne poi resa autonoma l’Amministrazione del demanio e diritti uniti e fu organizzata l’Amministrazione del censo, che con decreto 27 aprile 1807 divenne Direzione generale del censo e delle imposizioni dirette; il 27 luglio fu infine stabilita una Direzione della liquidazione del debito pubblico. Alla testa di tutte queste amministrazioni stavano altrettanti direttori generali, che, per dogane, censo e liquidazione del debito pubblico, dovevano essere consiglieri di stato (decreti 28 giugno 1805).
Alla caduta del Regno d’Italia, come è noto, il ministro delle finanze Prina venne ucciso dalla folla. La Reggenza provvisoria subentrata al governo italico nominò allora al suo posto Francesco Barbò (avviso 21 aprile 1814), che rimase in carica fino al 27 luglio 1814, quando il Ministero delle finanze fu soppresso e sostituito da un Intendenza generale delle finanze, dalla quale vennero a dipendere l’Amministrazione delle dogane, quella delle privative e diritti uniti e l’Amministrazione del lotto (determinazione 27 luglio 1814 c).

ultima modifica: 03/04/2006

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