giunta dei cinque giudici delegati 1599 - sec. XVIII

La pubblicazione del nuovo estimo dello stato di Milano, ordinato da Carlo V nel 1543, al fine di creare una indispensabile base di partenza per procedere ad una generale riforma del sistema tributario, e completato dalla Giunta dei prefetti intorno alla fine del secolo, fu a tal punto causa di controversie per la ripartizione dei carichi fiscali tra i corpi rappresentanti i sudditi e la Camera, e soprattutto tra i Contadi e le rispettive Città, che la monarchia spagnola ordinò al governatore milanese, don Pedro de Padilla, di istituire una nuova Giunta per risolvere le questioni sorte tra le diverse parti e definire alcune delle più importanti questioni ancora rimaste insolute.
Nel 1599 infatti, in esecuzione di un Ordine Reale, il governatore di Milano sostituì la Giunta dei prefetti con un nuovo organo denominato Giunta dei cinque giudici delegati, formato appunto da cinque membri “non interessati e non sospetti alle parti”: il gran cancelliere, il presidente del Senato, due Senatori, scelti tra i più anziani e due questori, uno scelto tra i funzionari alle dipendenze del Magistrato ordinario, l’altro tra i questori subordinati al Magistrato straordinario.
Ai cinque membri della Giunta venne inoltre aggiunto un sesto componente, scelto tra i questori del Magistrato ordinario, “in consideratione che spesso manca qualcuno per infermità, o altro impedimento” (Giudici delegati); a questo sesto membro tuttavia, pur essendo invitato ad intervenire ogni volta che la Giunta si riuniva – anche quando nessuno dei suoi membri era assente – non era riconosciuto diritto di voto.
Secondo quanto stabilito dall’ordine regio la Giunta era tenuta a riunirsi tre giorni alla settimana – il martedì, giovedì e sabato – presso la Cancelleria segreta, per affrontare e risolvere tutte le questioni sorte tra Contadi e le rispettive Città, e tra le suddette parti e la Camera in materia di ripartizione fiscale, di alloggiamenti militari; e per dirimere le eventuali controversie già insorte e che si sarebbero in futuro potute verificare in caso di abusi di potere da parte dei commissari magistrali inviati nei Contadi per riscuotere le imposte.
La risoluzione di queste “dispute” assorbì per più di cento cinquant’anni l’attività della Giunta, la quale mai si occupò di rivedere l’estimo compilato dalla precedente giunta. L’estimo cinquecentesco, con tutti i suoi difetti ed imprecisioni, rimase tale fino a quando, passato lo stato milanese sotto la dominazione austriaca, venne istituita, per volontà dell’imperatore Carlo VI, la Giunta Mirò (Giudici delegati; Pugliese 1924).

ultima modifica: 19/01/2005

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