comune di Torre de' Torti sec. XIV - 1738

In origine questo comune si chiamava solo Torre, l’antico insediamento risale, probabilmente ai primi secoli dopo Cristo (Bergamo 1995)
Nel Medioevo Torre de’ Torti è sotto la giurisdizione di Pavia, e diventerà poi, XIV secolo dominio dei nobili Salimbeni che daranno il nome alla località.
Alla metè del ’400 i Visconti lo daranno in feudo agli Eustachi, nel ’600 passerà agli Olevano che lo terranno fino al XVIII secola.
Torre de Torti è incluso nell’elenco delle terre dello stato di Milano, censite per fini fiscali da Ambrogio Opizzone (Opizzone 1644).
Nello strumento di vendita fatta dal magistrato straordinario al dottor Alessandro Olevano del feudo di Torre de Torti, (a volte detto Salimbeni Lomellina o Siccomario del Principato di Pavia), si legge che il prezzo concordato è quello di L 1120, rogato dal notaio camerale Montano il 27 agosto 1647 (ASTo, Inventario Lumellina, n° 48).
Nel 1650 Gerolamo Olevano presta giuramento di fedeltà al re di Spagna, come duca di Milano, per i feudi della Squadra di Sommo, cioè: Cava, Taverna, Torre de Torti, Franco, San Fedele, Spichia, Sabione, Casa Bianca, dei quali fece l’acquisto da Giuseppe e fratelli, Eustachi col regio assenso (ASTo, Inventario Lumellina, n° 48).
Dal 1723 al 1728 le quattro terre di Campo Maggiore, Torre de Torti, Travedo e San Fedele erano pretese sia da sua maestà, perchè incluse nella Lomellina, che dallo stato di Milano, perchè dipendenti dal pavese (ASTo, Inventario Lumellina, n° 48).
Torre de’ Torti era, insieme a Travedo, San Fedele e Campomaggiore, uno dei motivi di controversia tra lo stato Sabaudo e l’impero.
Solo grazie all’intervento di due potenze straniere (i delegati di Inghilterra e Olanda) il duca piemontese ottenne ciò che era per lui stato chiaramente definito nel trattato di Torino del 1703, e cioè che oltre alla Lomellina sarebbero state cedute anche le “terris infra Padum et Tanarum sitis”.
Sarà, però, grazie alla sentenza del 27 giugno 1712 che i territori di Torre de’ Torti, Travedo, San Fedele, Campomaggiore saranno annessi allo stato sabaudo (ASMi, Confini Torino).
L’imperatore tenne, comunque il Siccomario.
Ma la controversia continuò avvalendosi del fatto che già anticamente (e ciò è dimostrabile ne “Il libro delle tasse de’ cavalli” del 1533 o nel “Mensuale forensium” del 1537 o nel “Mensuale contro le Comunità” del 1540 e del 1541) il paese pagava le tasse come facente parte della provincia del Siccomario e tale provincia, annessa a Pavia, era compresa nell’impero che, perciò, pretendeva i suoi territori.
Dal 1723 al 1728 le quattro terre di Campo Maggiore, Torre de Torti, Travedo e San Fedele erano pretese sia da sua maestà, perchè incluse nella Lomellina, che dallo stato di Milano, perchè dipendenti dal pavese (ASTo, Inventario, n°48).
Sarà richiesto un parere del Congresso, nel 1734 (1° dicembre) perchè si risolva tale controversia che ancora perdura (ASTo, Inventario, n° 48)
Solo con la Pace di Vienna, 18 novembre del 1738, le quattro terre sopra citate, (con il Vigevanasco) saranno definitivamente aggregate al Piemonte.

ultima modifica: 27/10/2002

[ Gloria Ferrario, Cooperativa Arché - Pavia ]