comune di Voghera sec. XIII - 1743

Il toponimo Iria si trova citato già nel 197 a.c. in resoconti sulla penetrazione romana nei domini dei popoli liguri; nel 44 a.c. i romani fondarono una colonia nel luogo denominato Iria, elevando la località a nobile città. Come Vicum Iriae il luogo è citato nel 626, nei racconti della Vita di San Colombano scritta dal monaco di Bobbio Giona. Dal sesto all’ottavo secolo, in periodo di dominio longobardo, vivevano in Voghera uomini liberi, nobili longobardi possidenti di terre e case e servi e serve applicati alla coltura delle terre, come risulta da un atto di vendita dell’anno 998 di case e terre fatta da Liutfredo al duca Ottone (Casalis ). È probabile che al tempo, il territorio di Voghera dipendesse direttamente dal re residente in Pavia capitale, un riscontro lo si trova nel passaggio diretto di latifondi, diritti d’acque, molini e porti sul Po fatto ai nobili longobardi, i quali presero dimora nel vogherese dando origine alle tante nobili famiglie del principato di Pavia che fino al sec. XVIII esercitarono i diritti feudali nei castelli delle colline e della pianura dell’Oltrepò (Casalis ). In periodo longobardo in Voghera era presente la magistratura dei gastaldi per l’amministrazione della giustizia civile e criminale.
Berengario I agli inizi del sec. X, confermò il teloneo, il distretto ed ogni pubblica funzione alla pieve di Voghera, la quale, posta sotto la giurisdizione del vescovo di Tortona, fino ad allora ne era investita, acconsentì la facoltà di aprire un canale in Staffora per costruire mulini facendo donazione delle acque e proibendone a chiunque l’utilizzo senza la licenza del vescovo.
Ottone II con diploma del 979 dona i territori di Tortona, Voghera, Castelnuovo e Garbagna al vescovo di Tortona, confermando i privilegi di Berengario I. Voghera giuridicamente appartenne al comitatus e alla diocesi di Tortona fino al 1164.
Nel 1158 Federico I dimora in Voghera, la prova è un diploma emanato in Voghera il 3 dicembre a favore dei cittadini di Lodi, con la concessione dei diritti civili alla città; nel 1159 a Voghera è presente un vicario imperiale con il compito di presiedere alle contribuzioni dovute all’impero e giudicare le cause in appello (Bottazzi).
Con diploma dell’8 agosto 1164, Federico I sottrasse ai vescovi di Tortona la giurisdizione su Voghera e concesse e confermò alla città di Pavia tutte le regalie su Voghera e il suo territorio; da diversi documenti (1180,1183) risulta che comunque le podestarie di Voghera continuassero ad esercitare la giurisdizione a nome del vescovo di Tortona, in virtù degli antichi privilegi.
Nel 1210 un diploma dell’imperatore Ottone IV conferma al monastero di Bobbio beni in Viqueria.
Con atto solenne del 1212, Pavia concede a Voghera il riconoscimento della libertà comunale, impegnandosi a mantenerla in perpetuo ed a considerare gi abitanti di Voghera in tutto uguali a quelli di Pavia.
Nel sec. XII aveva residenza in Voghera un giudice imperiale il quale estendeva la sua giurisdizione a tutto l’Oltrepò (Cavagna 1890).
Viqueria è citata nell’elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 come appartenente all’Oltrepò (Soriga 1913).
Il 5 giugno del 1271 il consiglio dei mille credendari di Pavia, al fine di raccogliere denaro per finanziare gli interventi bellici del conte Uberto Landi a difesa della città, vendono per il prezzo di 300 lire pavesi il diritto a Voghera di eleggere autonomamente il podestà.
Con atto pubblico del 26 giugno 1276 rogato dal notaio Onnibono da Soncino, Pavia concede a Voghera il diritto di eleggersi il proprio podestà, pretore o vicario di provvisione con giurisdizione non solo sopra la comunità ma su tutto il territorio che ne dipendeva (Casalis).
Nel 1371 Galeazzo Visconti emanò un decreto con cui separava Voghera e la sua podestaria dalla dipendenza di Pavia ordinando ai pavesi di non intervenire nel riparto delle tasse e imposte a carico della comunità di Voghera.
In periodo visconteo i podestà di Voghera restavano in carica sei mesi, ma sovente erano riconfermati, previo rigoroso sindacato esercitato da un delegato dei Visconti. La podestaria di Voghera veniva considerata la più importante dopo quella di Pavia (Casalis 1854).
In data 13 aprile 1379 Gian Galeazzo Visconti confermava gli statuti (modificati, come in seguito si dirà, nel 1391) con una lettera al podestà di Voghera, il 14 maggio 1382 rilasciava il privilegio di fiera al mercato del giorno di San Bovo patrono di Voghera. Il 20 febbraio 1415 veniva concessa a Voghera l’erezione del collegio notarile con l’approvazione di propri statuti.
Nel 1417 furono stilati diversi statuti sul dazio del vino. In questo anno e nei seguenti, nei documenti si trova citata anche la carica di governatore del castello di Voghera. Nel 1418 a fronte di una grande siccità il comune dovette inviare un camparo alle sorgenti dello Staffora per prelevare acqua per i mulini; i campari, che controllavano la distribuzione delle acque erano stipendiati per metà dal comune e per metà dai proprietari dei mulini. Ad ogni porta della città negli anni 1420 –1421 (pestilenza) vegliavano officiali di sanità. Nel censimento del 1428 abitavano all’interno della città di Voghera 609 famiglie, nel 1435 gli abitanti erano 3009.
Con atto del 26 marzo 1436 Filippo Maria Visconti duca di Milano donava in feudo al capitano conte Luigi Dal Verme Voghera, Bobbio e Castelsangiovanni con tutti i loro territori distaccandoli dal Principato di Pavia e dando origine allo stato Vermense.
Il 10 del mese di maggio dello stesso anno il conte Dal Verme eleggeva il podestà e confermava il vicario eletto dal comune, al conte Dal Verme venne riconosciuto il dominio della città da parte dei sindaci e consoli. I sindaci, venivano nominati scegliendo tra due terne di nomi, il sindaco prescelto prestava giuramento di fedeltà ed amministrava per tre mesi. Vi erano un podestà ed un vicario con funzioni di giudice di prima istanza; in appello le cause della giurisdizione di Voghera e Bobbio erano gestite dal giureconsulto vicario generale del conte Dal Verme.
All’epoca dell’infeudazione il comune di Voghera risultava essere unito alla camera ducale di Milano e quindi non soggetto alla città di Pavia; preso possesso del feudo, il Dal Verme ordinò la cassazione di tutti i debiti che il comune teneva con la camera ducale e con ordine del magistrato ordinario delle entrate di Milano nel 1438 furono cancellati tutti i debiti della comunità.
Voghera è inserita nel comparto delle strade degli “Statuta stratarum” del 1452 come appartenente all’Ultra Padum (Statuta stratarum).
Nel 1480 il Dal Verme confermò gli Statuta officii Potestatis Campaneae, oppidi Viqueriae approvati nell’anno 1420 da Filippo Maria Visconti.
Nel 1485 la signoria di Voghera con i feudi di Bobbio, Castelsangiovanni e Zavattarello veniva inglobata dalla camera ducale di Milano. Nel 1489 la signoria venne concessa a Lodovico il Moro. Il 4 agosto 1475 il consiglio generale del comune adempiva all’ordine dei ministri ducali di dare avvio al censimento dei nobili e dei cittadini di Voghera, l’elenco fu registrato nel libro delle provvisioni e copia fu spedita a Milano.
Nel 1499 viene nominato conte di Voghera e Bobbio il principe de Ligny, governatore dell’intero contado di Pavia. Alla di lui morte nel 1505 i feudi ritornano alla camera ducale e Voghera viene consegnata a Galeazzo Sanseverino.
Nel 1520 vengono eletti 42 consiglieri della credenza generale. Il consiglio veniva eletto segretamente, come da consuetudine, da 5 uomini scelti uno per ciascuna porta o rione del comune: 14 erano i consiglieri eletti abitanti in porta Rossella, otto in porta Pareto e porta San Pietro, sette provenienti da porta Sant’Ilario e cinque da porta Santo Stefano. I sindaci duravano in carica tre mesi e insieme al consiglio prestavano giuramento nelle mani del podestà. Dal consiglio dei 42, semestralmente venivano eletti dodici (in anni diversi quattordici) componenti il piccolo consiglio. Il primo di gennaio il vicario del podestà fece giuramento di mantenere ed osservare gli statuti, i decreti, gli ordini e le provvisioni di Voghera e di non tenere per serviente nessun abitante del comune. Era consuetudine che il podestà e il vicario ricevessero doni da parte della comunità sia Natale che a Pasqua, Francesco Spinola podestà nel 1520 ricevette dal comune in occasione delle festività pasquali due vitelli, 6 brente di vino, quattro scatole di confetti, un marzapane, un pan di zucchero e quattro torce di cera; al vicario furono donati un quarto di vitello e quattro scatole di confetti.
Nel 1538 i due sindaci di Voghera ed il consiglio dei 42 giurò fedeltà ai Dal Verme.
Nel 1540 il podestà, salito alla carica con approvazione del Senato di Milano, prestava giuramento di osservare gli statuti della comunità. Nel 1541 il consiglio della piccola credenza fu portato a 27 rappresentanti con conferma del Senato.
Nel 1542 il governo di Milano mandò in Voghera un commissario con il compito di rivedere l’estimo.
Dal 1612 il feudo di Voghera passa alla giurisdizione dei Del Pozzo conte di Ponderano a cui rimase per centocinquantotto anni.
Nel sec. XVII troviamo accanto alle altre cariche, anche l’elezione del giudice delle strade e delle vettovaglie; il podestà neoeletto dal feudatario, veniva approvato dal consiglio e davanti a loro prestava giuramento, accompagnato poi dai sindaci, dai cancellieri e dagli altri ufficiali riprestava giuramento di osservare gli statuti comunitari nelle mani dell’arciprete della chiesa di San Lorenzo. I sindaci erano due, uno per la congregazione dei nobili e uno per i rurali i quali avevano sindaci ed esattori a parte per la riscossione dei tributi; ai fini di procedere all’estimazione del pagamento delle imposte, venivano nominati i correttori delle teste e delle bocche.
Il primo marzo 1671 furono approvati dal consiglio i capitoli per la misura generale di tutto il territorio stipulati dai sindaci e dai deputati con gli agrimensori.
Nel 1674 il podestà veniva eletto per due anni, si avevano due sindaci, due cancellieri delle provvisioni, due ragionati, un agente presso il governatore e il senato in Milano, due giudici sopra i macelli, un giudice delle strade, un esattore per i nobili e un esattore per i piccoli possidenti. Nel 1679 il tribunale supremo di sanità ordinava al consiglio di eleggere gli ufficiali e conservatori di sanità, ne furono eletti dieci, due per ciascuna porta, a rappresentanza dei nobili e dei rurali.
Il primo di gennaio del 1682 fu eletto il pesatore e bollatore di tutti i pesi e misure senza alcuna dipendenza da Pavia, come da disposizione degli statuti e dai privilegi di Voghera.
Nel 1688 il consiglio generale deliberò che i cancellieri delle provvisioni dovessero essere due ed entrambi notai collegiati di Voghera. (Casalis )
Gli statuti della comunità di Voghera, come ipotizza il Casalis devono essere fatti risalire a data non anteriore al 1164, non dissimili da quelli di Pavia , nel corso degli anni subirono adeguamenti, in particolare tra il 1389 e 1391 sotto il dominio Visconteo e deroghe in forza alle nuove costituzioni di Milano approvate nel 1541 da Carlo V. Nel 1743, passata Voghera, con il trattato di Worms a casa Savoia, gli statuti vennero mantenuti in vigore, conformemente alle nuove costituzioni di Milano del 1541, fino al 1770 anno in cui furono pubblicate le regie costituzioni. Con l’entrata in vi gore del codice civile napoleonico, il 1 aprile 1806 cessarono per Voghera, come per le altre comunità, tutte le consuetudini e statuti locali, per essere tacitamente ripristinati nel 1816, quando Vittorio Emanuele ristabilì le regie Costituzione del 1770. Nel 1826, con l’attribuzione ai tribunali di prefettura della cognizione delle cause sulla norma degli statuti, questi a tutti gli effetti acquistarono esistenza legislativa.
La modifica degli statuti fu operata da dieci eletti dal consiglio generale della comunità ed il motivo principale della riforma era quello dell’uguaglianza degli abitanti innanzi alla legge; suddivisi in 232 articoli civili e 62 articoli criminali, approvati con lettera autografa di Gian Galeazzo Visconti del 25 febbraio 1391, vennero stampati in Milano nel 1558 presso Jacopo Maria Meda. Nel 1420 vi furono aggiunti gli Statuta officii Potestatis Campaneae, oppidi Viqueriae, pubblicati in Milano nel 1597 con l’aggiunta di altri statuti per il buon regolamento della campagna (Casalis).
Voghera nel 1634 è inserita come appartenente all’Oltrepò, nell’elenco delle terre del principato di Pavia censite per fini fiscali da Ambrogio Opizzone (Opizzone 1634).

ultima modifica: 30/11/2006

[ Valeria Bevilacqua, Cooperativa Arché - Pavia ]