territorio di Lomellina sec. XII - sec. XVIII

Fin dall’ XI secolo l’influenza della città di Pavia si era estesa su un vasto territorio, comprendente i comitati di Pavia e di Lomello. ll consolidarsi del dominio pavese sul territorio andò di pari passo con l’affermarsi della forma di governo comunale.
Il diploma di Federico I dell’8 agosto 1164, oltre a riconoscere gli usi e le consuetudini della città costituendo la base per la legittimazione del potere statutario, indicava anche una serie di luoghi che ricadevano sotto la giurisdizione di Pavia. Le terre della Lomellina erano Cerano, Villareale, Vigevano, Cilavegna, Parona, Mortara, Nicorvo, Ceretto Lomellina, Castelnovetto, Celpenchio, Rosasco, Santa Maria di Bagnolo, Langosco, Cozzo, Candia Lomellina, Breme, Sartirana, Lomello, Frascarolo, Gambaranta, Cairo Lomellina.
Nel diploma successivo, concesso da Enrico IV il 7 dicembre 1191, si precisava che i consoli avrebbero avuto potere “dentro e fuori la città per tutto il suo distretto” . Il distretto della Lomellina che si ampliò con le località di Villanova e Pieve del Cairo.
L’autorità pavese sul territorio venne confermata da altri tre diplomi di Federico II nel 1219, 1220 e 1232. A quell’epoca si erano aggiunte nuove località. In Lomellina Robbio, Confienza, Palestro, Rivoltella, Casalè, Villanta di Candia (Settia 1992).
In epoca viscontea la Lomellina era una delle quattro circoscrizioni in cui si divideva il principato di Pavia. Dalla seconda metà del XVI secolo la Lomellina ebbe stabilmente un proprio sindaco generale (Porqueddu 1980).
Il territorio di Lomellina ebbe da quell’epoca una forma definita che mantenne fino a quando le vicende delle guerre europee non portarono al suo smembramento dallo stato milanese.
In data 1 marzo 1707 il governo piemontese prese possesso della Lomellina e di lì a pochi giorni le comunità prestarono giuramento di fedeltà. Seguirono i giuramenti dei feudatari. Il marchese Giuseppe Malaspina giurò personalmente per i feudi di Alagna, Bettolino Oltrepò, Ferrera e Pieve Albignola. Seguirono gli Olevano, i Gambarana, i Bellisomi, i Provera, gli Sparvera, gli Stampa, i Crivelli, i Litta, i Gallarati. Il marchese Girolamo Olevano per mezzo di Bernardino Besozzo prevosto di Mede giurò per i feudi di Cabianca, Cava, Torre de’ Torti, San Fedele, Sabbione, Spessa, Taverna, Sairano, San Nazzaro del Bosco, Villanova d’Ardenghi e Zinasco.
Per provvedere all’esazione delle tasse ebbe luogo nei giorni 17 e 18 agosto, sempre del 1707, il “convocato o sii unione generale delli signori pavesi possessori de’ beni civili della Lumellina”, per “stabilire il modo in cui si facilitasse la riscossione e pagamento nelle mani de’ tesorieri generali di tutti li tributi e carichi, tanto ordinari quanto straordinari che per l’addietro si eran pagati alla città di Pavia”. Al convocato erano presenti o rappresentati tutti i nobili pavesi e milanesi aventi interessi nella Lomellina. Lette le disposizioni del governo ducale, si procedette alla nomina di “sette soggetti, quali costituissero o formassero un corpo o sia congregatione rappresentante l’università de’ particolari possidenti de’ beni civili nella Provincia, ammovibili in parte essi soggetti cadun anno,con autorità alli medemi d’imponer li tributi e provveder a tutti gli emergenti che circa la riscossione d’essi sarebbero occorsi; costituire e deputare un commissario di scossa idoneo e con le dovute cautele qual dovesse esigere e pagare nelle mani e con quitanza de’ signori tesorieri generali di sua altezza reale li suddetti tributi per quella quota e porzion d’essi che dalli possessori, padroni e interessati de’ beni civili si pagava per l’ addietro alla città di Pavia”.
L’intendente generale Fontana allegava alla sua lettera la nota delle terre stesse e dei loro vassalli. La provincia della Lomellina era composta da sessantuno luoghi o terre che formavano novantasei comuni, alcuni dei quali non consistevano che in due o tre cascine possedute da nobili. Tra le sessantuno terre ve ne erano venticinque “vocali”: Borgo Franco, Breme, Candia, Castelnovetto, Cozzo, Dorno, Frascarolo, Garlasco, Gropello, Langosco, Lumello, Mede, Mortara Ottobiano, Pieve del Cairo, Rozasco, Samignana (per metà), Sant’Angelo, San Giorgio, Sartirana, San Nazzaro de’ Burgondi con Ferrero, Scaldasole, Trumello, Valle, Zeme che si radunavano per risolvere gli interessi più esenziali della provincia e per formare la congregatione della provincia stessa che consisteva in un sindico generale nella congregazione dello stato, normalmente residente, con stipendio fisso, a Milano, in un altro sindico, chiamato forense, e quattro consiglieri, uno dei quali risiedeva a Mortara, e in più un ragionato o cancelliere. Tutte questi impieghi erano vitalizi (Malagugini 1911).

ultima modifica: 30/11/2006

[ Saverio Almini ]