amministrazione provinciale di Pavia 1791 - 1796

Le istanze avanzate dalla deputazione formata da rappresentanti dei consigli decurionali delle città della Lombardia Austriaca, riunitisi a istanza dell'imperatore Leopoldo nel 1790, furono sostanzialmente accolte; il conseguente dispaccio 24 gennaio 1791 venne a regolare l’amministrazione locale, l’autonomia territoriale delle città e province, a cominciare dal massimo organo di autonomia, la congregazione dello Stato, ripristinata con un'autorità maggiore rispetto a quanto non avesse fino al 1786 (Valsecchi 1959).
Scomparivano al contempo l’ufficio di polizia e gli intendenti politici provinciali, sostituiti, ma con poteri minori, dai regi delegati. Per le materie finanziarie rimasero le intendenze provinciali di finanza (Visconti 1913).
Quanto all'amministrazione provinciale, Pavia conservò la congregazione municipale giuseppina, dove il suo peso era superiore a quello sancito dalle riforme già promosse dall’imperatrice Maria Teresa (Capra 1984).
Alle congregazioni municipali venne tra l’altro affidato il compito di giudicare in prima istanza in materia di carico o d’imposta, mentre restarono confermate le prerogative, onorificenze e facoltà economiche competenti ai corpi civici, e così anche la facoltà di eleggere e nominare i loro componenti nella congregazione dello Stato.
Leopoldo II concesse alle comunità anche “la libera elezione” dei rappresentanti del governo presso le comunità stesse, cioè i cancellieri del censo, il cui numero rimase allora immutato (Cuccia, 1971).

ultima modifica: 03/04/2006

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