principato di Pavia sec. XIV - 1757

Pavia mantenne la posizione di rilievo che aveva avuto fin dal tempo dei longobardi anche sotto il governo dei franchi e degli imperatori di Sassonia e di Franconia, in quanto la città era sede del “palatium” che ospitava gli organi di amministrazione e di governo del regno d’Italia. Le funzioni regie erano esercitate dal conte palatino; la corte si radunava anche a Corteolona dove si tenevano le assemblee per l’approvazione delle leggi.
Per quanto riguarda la zona circostante la città, fin dall’ XI secolo l’influenza pavese si era estesa su un vasto territorio, infatti i comitati di Pavia e di Lomello erano considerati un’unica circoscrizione.
l consolidarsi del dominio pavese sul territorio andò di pari passo con l’affermarsi della forma di governo comunale.
Il diploma di Federico I dell’8 agosto 1164, oltre a riconoscere gli usi e le consuetudini della città costituendo la base per la legittimazione del potere statutario, indicava anche una serie di luoghi che ricadevano sotto la giurisdizione di Pavia. Le terre della Lomellina erano Cerano, Villareale, Vigevano, Cilavegna, Parona, Mortara, Nicorvo, Ceretto Lomellina, Castelnovetto, Celpenchio, Rosasco, Santa Maria di Bagnolo, Langosco, Cozzo, Candia Lomellina, Breme, Sartirana, Lomello, Frascarolo, Gambaranta, Cairo Lomellina. NellOltrepo erano Casei Gerola, Cagnano, Medassino, Voghera, Altomasso, Retorbido, Cecima, Rocca Susella, Fortunago, Ruino, Trebecco, Illibardi, Pecorara, Rocca de’ Giorgi, Golferenzo, Soriasco, Montecalvo Versiggia, Rovescala, Mondonico, San Marzano, Olmo, Monticelli Pavese, Parpanese, Pieve di Parpanese, Casteggio, Montebello, Torre del Monte, Nebiolo, Mondondone, Santa Giuletta, Pietra de’ Giorgi, Cigognola, Mornico Losana, Montalto Pavese, Broni, Stradella, Vigalone, Montescano, Montarco, Montù Beccaria, Zenevredo, Sparano. Nella zona tra Milano e Lodi le terre erano Pieve Porto Morone, Chignolo Po, Miradolo, Santa Cristina, Genzone, Gerenzago, Villanterio, Monte, Castel Lambro, Besate, Casorate.
Nel diploma successivo, concesso da Enrico IV il 7 dicembre 1191, si precisava che i consoli avrebbero avuto potere “dentro e fuori la città per tutto il suo distretto” . Un distretto che si ampliava con nuove località: Villanova e Pieve del Cairo in Lomellina, Nazzano in Oltrepò, Mandrino, Casatico, Vernate, Zibido San Giacomo, Coriasco, Binasco, Mettone, Fiorano, Casirate Olona, Bubbiano nella zona tra Milano e Lodi.
Nel 1208 una decisione consiliare stabiliva che se un cittadino pavese entrava in possesso di un castello, di un villaggio o di un podere fuori del distretto comunale, la città acquisiva automaticamente il diritto di imporre loro prestazioni e tributi (Settia 1992).
L’autorità pavese sul territorio verrà confermata da altri tre diplomi di Federico II nel 1219, 1220 e 1232. A quell’epoca si erano aggiunte nuove località. In Lomellina Robbio, Confienza, Palestro, Rivoltella, Casalè, Villanta di Candia. In Oltrepo Stefanago, Montesegale, Monteverde, Monteacuto e Bagarello. Tra Milano e Lodi Borghetto di Villanterio, Zibido al Lambro, Vairano, Vidigulfo (Settia 1992).
La conquista del pavese da parte dei Visconti portò a una riorganizzazione del territorio. che Galeazzo II divise in podestarie di cui si riservava la nomina. Un documento del 1383 indicava come sedi di podestaria Pietra, Montalto, Fortunago, Santa Giuletta (Torricella), Casteggio, Broni, Rovescala, Nazzano, Mondondone, Casei, Gerola, Sannazzaro, Dorno, Lomello, Breme, Confienza, Mortara, Tromello, Gambolò, Garlasco, Mede, Arena.
Nel 1395 Gian Galeazzo Visconti fu creato duca di Milano dall’imperatore e il contado pavese venne eretto contea separata. Con ciò il principe potè infeudare direttamente terre e luoghi in cambio del riconoscimento della sua autorità. Si apriva per i feudatari la possibilità di nominare i podestà (Roveda 1992).
Il principato di Pavia era diviso in quattro circoscrizioni: Oltrepò, Lomellina, campagna soprana e campagna sottana.
Il rapporto tra Pavia e il suo territorio subì una svolta decisiva nel corso del XVI secolo. La motivazione di tale cambiamento va ricercata essenzialmente in ragioni di natura fiscale. I cives, infatti, tendevano a riversare sugli abitanti del contado il peso dei tributi da cui erano esenti per antichi privilegi.
Nel 1547 le accresciute necessità erariali del governo spagnolo imposero oneri straordinari e fecero in modo che il divario tra la città e la campagna aumentasse, anche perché venne lasciata alle amministrazioni cittadine la divisione degli oneri fra città e contado.
A quel tempo gli agenti delle terre del principato non venivano sentiti nel momento in cui si preparavano i riparti delle tasse. Il problema era presente in tutte le province dello stato milanese, Nel 1564 il magistrato ordinario di Milano convocò rappresentanti di città e contadi, con l’intimazione di presentare una nota dell’estimo civile e del perticato su si fondava l’estimo. Nel 1565 ognuna delle quattro circoscrizioni in cui era diviso il principato aveva un sindaco e quello dell’Oltrepò aveva funzioni di sindaco generale (Porqueddu 1980).
Il territorio di Pavia ebbe da quella data una forma definita che mantenne fino a quando le vicende delle guerre europee non portarono al suo smembramento.
In data 1 marzo 1707 il governo piemontese prese possesso della Lomellina e di lì a pochi giorni le comunità prestarono giuramento di fedeltà. Seguirono i giuramenti dei feudatari. Il marchese Giuseppe Malaspina giurò personalmente per i feudi di Alagna, Bettolino Oltrepò, Ferrera e Pieve Albignola. Seguirono gli Olevano, i Gambarana, i Bellisomi, i Provera, gli Sparvera, gli Stampa, i Crivelli, i Litta, i Gallarati. Il marchese Girolamo Olevano per mezzo di Bernardino Besozzo prevosto di Mede giurò per i feudi di Cabianca, Cava, Torre de’ Torti, San Fedele, Sabbione, Spessa, Taverna, Sairano, San Nazzaro del Bosco, Villanova d’Ardenghi e Zinasco.
A quell’epoca la provincia della Lomellina era composta da sessantuno luoghi o terre che formavanonovantasei comuni, alcuni dei quali non consistevano che in due o tre cascine possedute da nobili. Tra le sessantuno terre ve ne erano venticinque “vocali”: Borgo Franco, Breme, Candia, Castelnovetto, Cozzo, Dorno, Frascarolo, Garlasco, Gropello, Langosco, Lumello, Mede, Mortara Ottobiano, Pieve del Cairo, Rozasco, Samignana (per metà), Sant’Angelo, San Giorgio, Sartirana, San Nazzaro de’ Burgondi con Ferrero, Scaldasole, Trumello, Valle, Zeme (Malagugini 1911).
Con documento di cessione del 13 settembre 1743 reso pubblico il 26 gennaio 1744 anche l’Oltrepò, il Vigevanasco, il Siccomario e il territorio di Bobbio passarono a casa Savoia (Giulietti 1898).
La provincia pavese ultrapadana comprendeva la città di Voghera e centoventi terre tra le quali borghi e castelli di notevole importanza commerciale e militare, come Sale, Broni, Stradella, Casteggio, Riva di Nazzano, Casei, con una popolazione di circa ottantamila abitanti.
La congregazione generale di Pavia tentò un ricorso al governatore contro la cessione dell’Oltrepò, ma le lamentele e le proteste non ebbero seguito. La consegna dei territori dell’Oltrepo avvenne con le formalità seguite nel 1707 per la cessione della Lomellina. Dopo il giuramento delle comunità e dei feudatari, fu indetto dall’ intendente generale di Alessandria un convocato generale, e nell’assemblea “fu costituita una congregazione con l’incarico di dare le opportune preventive disposizioni per facilitare il pagamento de’ tributi spettanti al re di Sardegna, separando a questo fine li beni civili esistenti nÈ territori ceduti dal regime e catasto della città di Pavia” (Malagugini 1911).

ultima modifica: 30/11/2006

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