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101. Francesco Sforza ad Antonio Guasco 1456 luglio 20 Milano

[ 140v] MCCCCLVI die xx iulii, in Mediolano.
Questi sonno li ordini diamo a ti, Antonio Guasco, da servare per lo tempo che staray castellano della rocha nostra de Annone.
Primo, volimo che quella nostra rocha la debii ben guardare et conservare a nuy et alli successori et heredi nostri, et non la consignaray may a persona del mondo senza littere nostre sottoscripte de nostra propria mano et senza la parte del contrasigno che havemo con ti.
Secondo, non volimo che per niuno caso né conditione may recepti dentro dicta rocha alla volta da doe persone in suso et, quando per secureza d'essa o per nostro piacere voremo gli recepti persone alcune de qualunche numero, te scriveremo per nostre littere, che serano sottoscripte de nostra mano cum la nostra corniola dal bissono in cera biancha, como sta qui de sotto.
Tertio, volimo che debii tenere tucte le toe paghe, per la mittà balestreri et l'altra mittà pavesani, che siano fidate, delle nostre terre, dummodo non siano della terra de Annono, fin al numero compito et secondo l'ordini nostri della bancha di soldati, et debii stare fornito de munitione del tuo almanco per duy mesi ultra le nostre.
Quarto, non volimo che may debii ussire fora de dicta rocha senza nostra licentia in scripto et sottoscripta de nostra propria mano cum la corniola picola in cera [ 141r] verde, como sta qui de sopra, et, se pur ne voray ussire, semo contenti che ne possi ussire, dummodo che in tuo loco lassi uno de toy fratelli overo persona intelligente, vigile et fidata cossì como ti medesimo, quale non se parta may de essa in toa absentia senza nostra licentia sottoscripta et cum la nostra corniola picola, como è dicto de sopra, quale attenda alla guardia d'essa rocha, in modo che in toa absentia non possa occorrere scandalo alcuno, sotto pena della testa.
Quinto, non volimo che delle munitione nostre che troveray in dicta rocha overo che gli facessemo mettere per l'avenire ne movi né lassi movere cosa alcuna senza nostre littere sottoscripte de nostra propria mano.
Sexto et ultimo, volimo che may non lassi ussire fora de dicta nostra rocha più como uno o duy delli toi compagni overo fanti alla volta, aciò sempre sii ben fornito. Et servaray tucti li ordeni, ti et chi lassaray in tuo loco quando te accaderà de partire, como stano, sotto la pena predicta (a).


(a) La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.