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28. Francesco Sforza a Sceva de Curte 1451 gennaio 5 Milano

[ 60r] MCCCCLI die v ianuarii, Mediolani.
Franciscus Sfortia Vicecomes, dux Mediolani, et cetera.
Ordeni et modi per nuy dati ad misser Sceva de Corte, capitaneo dela citadella et castellano del castello de Sancto Antonio de Piasenza (1), li quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare né venire, per rectum vel indirectum, sotto pena dela testa.
Primo, vui, messer Sceva, teneriti et governareti le dicte forteze ad nome, fidelità et obedientia nostra, et quelle may per alcuno tempo non consignareti ad persona alcuna che viva, et sia chi voglia, senza nostra expressa licentia in scriptis sottoscripto de mano nostra propria et senza li contrasigni che havimo cum vuy.
Secondo, volimo che in la dicta citadella non receptati ala volta da quatro o cinque persone in suso et in lo castello predicto doe o tre, ad ciò che le dicte forteze sianno sempre in libertà et possanza nostra et che niuno non ve possa inganare, avisandove che, quando volerimo per caso alcuno che occorese che vui acceptati più una gente che un'altra in la dicta citadella per conservatione d'essa, la littera che ve scriverimo serà sottoscripta de nostra mano propria, como sta qui de socto, et dentro dela dicta littera gli serà scolpita la corniola nostra picola cum la cera verde, como sta qui de sopra, et, quando volerimo che in lo dicto castello gli receptati gente alcuna, la littera che ve scriveremo serà soctoscripta de mano nostra propria cum una croce denanzi et una drieto dala dicta subscriptione nostra et ancora serà sottoscritta de mano d'uno de nostri cancelleri qualli vui cognosceti et dentro d'essa gli serà scolpita la nostra corniola grande cum la cera rosa, como serà qui de sopra.
[ 60v] Tercio, non volimo per modo alcuno che vui debiati usire fora dela dicta citadella del predicto castello, videlicet fora dele pianchete d'esse forteze, senza nostra espresa licentia in scriptis.
Quarto, siamo contenti che, quando accaderà per bisogno dele dicte forteze, vuy gli lassati intrare ala volta ultra le predicte persone sey o octo maystri da ligname overo da murare, habiando però bona advertencia che non intervenisse inconveniente alcuno.
Ultimo, teneriti tucti li fanti che doveti tenere in le dicte forteze et siano dele terre nostre et siano persone apte et fidate, ad ciò che possiati dormire più securamente in le dicte forteze. Et perché vui, misser Sceva, ve havimo mandato dal'imperatore per nostri facti, siamo contenti et volimo che ti, Benedicto, fratello d'esso misser Sceva, vadi ad stare nele dicte forteze et observarai ad unguem tucti questi nostri ordini, li qualli non volimo che sapia nisuno, se non misser Sceva e ti.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit (a).
Cichus.
Li soprascripti ordeni sonno cassi, perchè s'è mutato et cassato domino Sceva et in suo loco messo Marco deli Attendoli (2), alo quale sonno dati l'ordini suoy scripti in questo in folio 61.


(a) La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.

(1) La lettera di nomina di Sceva de Curte a capitano della cittadella e l'inizio della sua carica (entrambi 1452 febbraio 1) sono successivi alla data della missiva registrata (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 657). Per quanto riguarda invece la carica di «castellano del castello de Sancto Antonio de Piasenza», essa è segnalata da SANTORO (Gli uffici, p. 657), ma Sceva de Curte non compare tra gli officiali elencati.
(2) La lettera di nomina di Marco Attendolo (1455 maggio 22) e l'inizio della sua carica (1455 giugno 1) sono successivi alla data della missiva registrata (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 657).