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29. Francesco Sforza a Marco Attendolo 1455 maggio 24 Milano

[ 61r] Ordini di Marco de Atendoli, capitaneo dela citadella et castellano del castello de Piasenza (1).
Mediolani, die xxiiii maii 1455.
Ordeni et modi per nuy dati a Marco di Atendoli, capitaneo della citadella et castellano del castello de Sancto Antonino dela nostra cità de Piasenza, li quali volimo che firmiter et inviolabiliter observi et in cosa alcuna non gli debia contrafare né venire, per recto né per indirecto, sotto pena della testa.
Primo, ti, Marco, teneray et governaray dicte forteze a nome, fidelità et obedientia nostra, et quelle né alcune d'esse may non consignaray ad persona alcuna vivente, et sia che voglia, senza nostra licentia expressa in scripto sottoscripta de nostra propria mano et senza li contrasigni havemo con ti.
Secundo, volimo che in le dicte forteze non recepti ala volta da quatro o cinque persone in suso, aciò che le dicte forteze sianno sempre in libertà et possanza nostra et che niuno te possa inganare, avisandote che, quando voremo che per caso alcuno che occorresse accepti più una gente che un'altra in le dicte forteze per conservatione d'esse o per altra casone, le littere te scriverimo seranno sottoscripte de nostra propria mano con la croce, [ 61v] como sta qui de sotto, et dentro dicta littera gli serà scolpita la corniola nostra dal bissone in cera rossa, como sta qui de sopra.
Tertio, non volimo che may de nocte ussi fora de dicte forteze senza nostra licentia in scripto sottoscripta de nostra propria mano con la nostra corniola picola in cera bianca. Siamo ben contenti che de dì, tanto per le cose te occorrerano et per visitare et solicitare li conestabili dele porte de quella nostra cità de Piasenza (2), possi ussire fora de dicte forteze, lassando in tuo loco ala guardia d'esse di tuoy parenti o tale persone che siano fidate et sufficiente, in modo che scandalo alcuno non te possa occorrere.
Quarto, siamo contenti che, quando ti accaderà per reparatione de dicte forteze, gli lassi intrare alla volta sey o octo maystri da ligname overo da muro, habiando però bona advertentia ch'el non te possa intervenire alcuno inconveniente.
Quinto, volimo che habii advertentia ad [ 62r] tenere tutti li fanti che sey obligato ad tenere per vigore de nostre littere patente a ti concesse et che sianno persone fidate et sufficiente et de lochi a noy non suspecti.
Sexto, volimo che quelle munitione trovaray in dicte forteze et che gli faremo mettere per l'avenire le conservi et non ne movi né dagi may niuna minima cosa ad persona del mundo, sia che se voglia, senza littere sottoscripte de nostra propria mano.
Septimo et ultimo, non volimo che te impazi in quella cità de cosa alcuna che specti alo offitio del nostro podestà (3) lì né deli altri officiali, ma solamente te impazi de sollicitare et visitare li conestabili delle porte de dicta nostra cità et de quelle cose che spectano al'offitio del capitaneo et che concernesseno la conservatione del stato nostro, como è stato consueto al tempo del signore passato, quando è stato pace et tranquilitate, salvo quando t'el commettessemo per nostre littere, quale commissione volimo debii exequire tuta fiata te commetteremo.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.


(1) La carica di «capitaneo dela citadella» di Piacenza è segnalata da SANTORO (Gli uffici, p. 657), ma Marco Attendolo non compare tra gli officiali elencati.
(2) Per identificare i conestabili delle porte di Piacenza si veda SANTORO, Gli uffici, pp. 660-664.
(3) Identificato come Giovanni Giordani da Pesaro (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 489).