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76. Francesco Sforza a Giovanni Santuzzo Genziani e Paolo Cassani da Cotignola 1452 ottobre 1 nell'accampamento vicino a Leno

[ 116r] MCCCCLII die primo octobris, in castris prope Lenum.
Franciscus Sfortia Vicecomes, dux Mediolani, et cetera.
Ordini et modi per nuy dati ad Iohanne Santocio et Polo de Cassani da Cotignola, castellani del castello nostro grande de Cremona (1), li quali loro denno firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contraffare, per rectum vel indirectum, sotto pena della testa, li quali ordini volimo che tengano et governano presso de sé, che non li veda né sapia persona del mondo se non loro duy soli.
Imprimis, vuy teneriti lo dicto castello et forteza a nome, fidelità, devotione et obedientia nostra, et quello non consegnareti per alcuno tempo ad persona che viva, et sia et habia nome como se voglia, se non ve mandiamo lo contransigno che havimo cum vuy et littera che debiati consignare il dicto castello et forteza che sia scrita de nostra propria mano et sigillata cum la nostra corniola grande cum cera rossa, como sta qui de sopra.
2°, siamo contenti et volimo che, tucta volta la illustrissina madonna Biancha, nostra consorte, vinisse ad Cremona, la debiati lassare intrare in lo dicto castello cum tucti quilli che vorrà la signoria sua. Ultra questo volimo che in ogni cosa che essa nostra consorte ve dirrà et comandarà gli debiati credere et obedirla quanto la persona nostra propria, non ostante alcuna altra cosa in contrario.
3°, siamo contenti che per bisongni et necessitate vostre et del dicto castello tucta volta che ve parerà possiati lassare intrare dentro d'esso castello due, fino in tre persone alla volta, et non più. Et finché non haveriti mandato costoro fora non volimo gli lassiati intrare altri, ad ciò che non se multiplicasseno tucte gente ad uno tracto, che havesseno ad generare scandalo né inconveniente alcuno, ma che lo castello se retrova sempre in vostra libertà et possanza. Et quando vorimo che in esso castello per salute et deffesa sua e per altro nostro piacere, quando bisongno accadesse, gli receptati gente alchuna da cavallo et da pede in puoco o assai numero, la littera che ve scriverimo serrà soctoscripta de nostra propria mane, cum una croce denanti et un'altra dreto alla nostra subscriptione, como sta qui de socto, et dentro d'essa littera gli sarrà scolpita la dicta nostra corniola grande in cera verde.
[ 116v] 4°, non volimo che per alcuno modo vuy né alcuno de vuy vada per conditione del mondo fora della pianchetta d'esso castello, et maxime durante la presente guerra, né gli mandati vostri fanti, se non duy per volta, cioè de dì. De nocte non volimo che ne lassati usire fuora niuno, ma vuy insieme cum essi vostri fanti, li quali volimo che siano ben fidati et siano delle terre et luoghi nostri, actenderiti dì et nocte ad ogni hora ad fare bona et diligente guardia, et maxime al presente, che non intervenga sinistro alchuno, et continuamente del vostro medesimo stareti forniti de fromento et munitione da mangiare per sei mesi ultra la munitione nostre, dela quale non volimo tochati se non in extrema necessità.
5°, delle munitione nostre del castello non volimo dati ad niuno senza littera soctoscripta de nostra propria mano.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.


(1) Identificati come Giovanni Santuzzo Genziani e Paolo Cassani da Cotignola. In SANTORO (Gli uffici, p. 634) sono indicati come castellani «castri S. Crucis Cremone». L'unica informazione cronologica fornita riguarda l'inizio della carica dei due castellani, attribuito al 1° febbraio di un anno non precisato. Non è pertanto possibile stabilire se la data della missiva registrata preceda o segua la lettera di nomina e l'inizio della loro carica.