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96. Francesco Sforza a Giovanni Visconti 1455 gennaio 9 Milano

[ 134v] MCCCCLquinto die iovis nono mensis ianuarii, in Mediolano.
Ordines servandi per Iohannem de Vicecomitibus, futurum castellanum castri Mombelli terre Berinzone (1).
Li infrascripti sono li ordini quali nui dasemo a ti, Zohanni di Visconti, castellano del nostro castello et forteza de Mombello de Berinzona, li quali volemo debbi molto bene intendere et observare integramente et tenerli secreti, non contrafacendoli in cosa alcuna, sub pena capitis.
Primo, volemo che tu, Zohanni predicto, tegni et servi questa nostra forteza et castello de Mombello de Berinzona a nome, fidelità et obedientia nostra, tenendola fornita del compito numero de paghe quale dei tenere, secondo se contene in la littera patente quale te havemo concessa, le quale paghe siano dele terre et lochi nostri, longi et distanti da quella terra de Berinzona per spatio de vinti miglia almancho, et che siano apte, sufficiente et ben fidate, et per la mità di balistreri et l'altra mità pavesani, secondo in le dicte nostre littere se contene, delle quale ne farai la debita scriptione qui ala bancha di collaterali nostri di soldati overo ove ordinarano essi collacterali et anche farai le debite monstre ad ogni requisitione d'essi collaterali et tute le altre cose che rechiedono li ordini dela bancha predicta.
Secondo, non consignaray may la dicta rocha et forteza ad homo né persona alchuna del mondo, et sia chi se voglia, senza nostra littera sottoscripta de nostra propria mano signata dl nostro ducale sigillo in cera bianca, come è qui de sotto, et senza la parte del contrasigno quale havemo con ti et la nostra corniola picola in cera verde.
[ 135r] Tertio, volemo che mai non debbi ussire fora del ponte del dicto castello senza nostra littera sottoscripta de nostra propria mano con la nostra corniola dela bissa et homo in cera rossa, come sta qui de sopra.
Quarto, volemo che dentro da quella forteza non debbi receptare gente né persone alcune da doe in suso senza littera sottoscripta de nostra propria mano et con la nostra corniola grande in cera biancha, come sta qui de sopra.
Quinto, volemo che tucte le munitione sono in quello castello o gli faremo mettere per l'avenire debbi bene guardare et conservare et de quelle non movere né consumare cosa alcuna, picola o grande, né per littere né per ambaxate te fossero scripte o date o facte darne veruna a persona del mondo se non te lo scriveremo noy per lettere sottoscripte de nostra propria mano, come è questa.
Sexto, volemo che per tucto mazo proximo avenire te debbi havere fornito de monitione dele toe per sei mesi et così staghi continuamente fornito de monitione delle toe per sei mesi, come fanno tucti li nostri castellani et li ordini nostri rechiedeno.
Septimo, volemo che in la dicta nostra forteza non faci né lassi fare taberna né becharia alchuna et che te debbi portare bene et honestamente.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.


(1) Nonostante sia definito «futurum castellanum castri Mombelli terre Berinzone», Giovanni Visconti è già castellano: la sua lettera di nomina e l'inizio della carica (entrambi 1455 gennaio 7) precedono infatti la data della missiva registrata (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 608).