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267. Francesco Sforza al podestà di Tortona 1452 giugno 16 Dello

Francesco Sforza comanda di ammettere alla difesa il soldato Bernardo da Nespoli e compagni, condannati in contumacia, mentre, così essi affermano, non hanno potuto presentarsi a causa della peste.

[ 42r] Potestati nostro Terdone.
Havimo recevuta lamenta da Bernardo di Nespoli, nostro soldato, e li compagni, perché dicono sono stati condemnati, al tempo vigeva lì la peste, in contumatia solum soto pretexto da certo insulto et ad instantia domino Antonino de Spenghi, al quale tempo essi supplicanti non ardisseno de comparire e fare le loro defese per rispeto dela peste predicta e secundo che da essi exponenti seray latius informato. Per la qual cossa, parendone inhonesto ch'essi supplicanti contra la verità, el debito de iustitia, indefensi remangano condemnati, siamo contenti et comandemoti che, essendo cossì, de novo admetti ogni prova e defensione legitima che se vorà fare per li dicti supplicanti per questa casone, aciò non si possano dignamente lamentare, ubi autem g'havisti altra cossa iuridica in contrario de ciò, ne voriamo essere avisati per tue lettere. Ex felicibus nostris castris apud Delum, die xvi iunii 1452.