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696. Francesco Sforza al podestà di Cremona 1452 settembre 29 Leno

Francesco Sforza vuole che il podestà di Cremona disbrighi la faccenda intercorsa, per motivo di taglia, tra il fante Andrea da Pontecello e Giovanni degli Anselmi, massaro del cremonese Niccolino Varolo.

Potestati Cremone.
Questi dì proximi passati, essendone dicto che uno Andrea da Pontecello, fante da pede, chi era fugito dal canto deli inimici a Cremona, era stato prexo lì et cazato in prexone, il che era contra li bandi et ordini nostri, te scripsimo, essendo così, lo dovesti licentiare liberamente, segondo più largamente si contenne in quelle nostre lettere. De presente havemo intexo ch'el dicto Andrea è de quelli fanti chi stanno in Farfengo, et de pochi dì inanti havia prexo uno Iohanne deli Anselmi, il quale è massaro de Nicolino Varolo, citadino nostro Cremonexe, et postolo a taglia, la quale taglia, dice dicto Iohanne havere pagata, et fu ducati xxiiii, como da luy più chiaramente intenderay. Et ch'el dì proximo hebbe pagata o facta pagare dicta taglia, trovò questo Andrea solo di longi da lì, dove l'havia prexo luy, per spatio de uno milio, in zupone cum uno arco in manno et, conoscendilo essere quello lo prexo, et halo conducto lì in le man tue per retrahere la taglia sua. Et volendo dicto Andrea fugire da pagare questi tali danari, dice fugiva per venire del canto nostro, il che non ne pare ben verisimile. [ 115v] Pertanto, te scrivemo et volemo che, faciendote dicto Iohanne fede de quello ha dicto a nuy, non lassi dicto Andrea fin a tanto non l'habia contentato et sia d'acordio con luy, ad ciò non si possa lamentare gli sia facto contra el debito. Data in felicibus nostris castris apud Lenum, die xxviiii septembris 1452.