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882. Francesco Sforza al podestà di Milano 1452 novembre 10 Calvisano

Francesco Sforza vuole che il podestà di Milano, constatato che i frutti raccolti da Margherita de Possi eguagliano il canone che il genero Ambrogio de Lanzi le deve per l'affitto del possedimento che ha da lei, computi detti frutti a pagamento del canone. Qualora fossero di valore superiore, restituisca i frutti in eccedenza.

Potestati Mediolani
Ambrosio de Lanzi, sartore, dice che è obligato ad una Margarita de Possi, sua socera, per ficto de una possessione, dela quale è investito dala dicta Margarita, come appare per publico instrumento, et non nega de volere fare debito pagamento. Ma perché essa Margarita ha questo presente anno recoletto li fruti et fruy dela dicta possessione, li quali spectavano ad esso Ambrosio, domanda che, in la satisfactione del dicto ficto, gli siano computati dicti fructi et trovandosse dicti fructi de più valuta non ascende il ficto, el supra più gli sia restituito et retornato indreto. Pertanto, parendone la requesta del dicto Ambrosio honesta et licita, [ 147v] te scrivemo et committemo che, constandote dicta Margarita havere havuti li dicti fructi et quelli spectare ad esso Ambrosio, como dice, providi gli siano computati in la solutione del dicto ficto, como è debito et rasonevele, et retrovandosse quelli fructi de più valuta non asscende esso ficto, che siano retornati al predicto Ambrosio, et como te parerà sia debito et iusto, per forma che niuna dele parte dignamente non possa querelarse. Data in castris apud Calvisanum, die x novembris 1452.