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905. Francesco Sforza al vicario arcivescovile 1452 novembre 14 Calvisano

Francesco Sforza vuole avere dal vicario arcivescovile un riscontro delle parole riportate al duca dal prete Michele Carrari, nuovamente da lui portatosi per la faccenda del canonicato della chiesa di Santa Maria di Gallarate di cui è un concorrente.

Domini vicario archiepiscopi.
Novamente è venuto da nuy pre' Michele di Carrari chi ha differentia cum messer Benedicto da Nursia per casone del canonicato de Sancta Maria da Galarà, grandemente lamentandosse che'l gli è facto (a) iniustitia, dicendo che voy gli haveti dicto che la littera novamente mandata per messer Iohanne d'Amelia et per voy è passata contra vostra voluntate et per impulsione del dicto messer Iohanne, et ch'el canzellero del dicto messer Iohanne multo ve ha menazato per questa casone, et tandem che gli haveti dicto: vatene lamentà, che mi non te posso fare rasone, et dele quale parole, quanto se ne siamo maravigliati, [ 152v] non vi lo poteriamo scrivere facilmente, nì possiamo credere che così sia, perché non è nostra intentione che quelli hanno ad ministrare iustitia debano desistere da quella ad petitione nì per reguardo de homo del mondo, et sia chi voglia, et quando così sia de voy, più che più si maravigliamo che, ad instantia del dicto domino Iohanne, vi moveati a fare cosa che vi parà fora del debito et del iusto. Et desiderosi de havere la pura veritate de tale parole, vi esortiamo et carichemo per vostre lettere ne avisati del tuto, se haviti cara la gratia nostra, avisandone etiamdio del iudicio et parere vostro supra de tiò. Data in nostris felicibus castris apud Calvisanum, die xiiii novembris 1452.
Cichus.


(a) Segue instantia depennato.