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939. Francesco Sforza a Gabriele da Narni 1452 novembre 22 Gambara

Francesco Sforza ordina a Gabriele da Narni che metta al sicuro in un convento la figlia del cremonese Tommasino di Petrizoani, che da alcuni suoi parenti, appena morto il padre, fu fatta sposare, in spregio della volontà del duca che non voleva fosse accasata senza sua licenza. Vuole, inoltre, che faccia fare un inventario di tutti i beni mobili di Tommasino e li faccia depositare presso una persona, in modo che nulla vada perso, facendosi, in ciò, aiutare dal podestà di lì, cui ha, a tale proposito, scritto.

[ 159v] Ser Gabrielli da Narnea.
Como intenderai, questi dì proximi passati, essendo aggravato del'infermitate, quale se moriti Thomasino di Petrizoani, citadino nostro de Cremona, mandassemo che non dovesse essere maritata una sua figliola de hereditate senza nostra spetiale licentia. Morto ch'el fo, immediate per Luchino, Thonino et Filippo de Petrizoani, suoi parenti, non extimando li comandamenti nostri, senza nostra licentia, è maridata dicta puta, la qual cosa havemo molestissima et deliberemo non passa impunita, anci de farne tale demostratione che sia exemplo ad altri. Pertanto volemo che, visis presentibus, cum tuti quelli buoni modi et vie te parerano expedienti et necessarii, vedi de fare condure questa puta in uno monasterio de buona et honesta vita, nel quale sia ben salvata et custodita, nè possa senza licentia nostra esserne cavata. Ceterum che deli beni mobili del dicto quondam Thomasino faci fare descriptione universale et reponerli in loco appresso de persona, che non possano essere delapidati, nì movesti senza saputa et licentia nostra, et se alchuni ne fossero abducti et asportati, li faci redure insieme cum li altri et per fine ad una stringa siano descripti. Et per potere più commodamente exequire questa nostra intentione, scrivemo al potestà nostro de lì per le alligate, che supra de ciò ti dia ogni adiuto et subsidio. Dal canto tuo adoncha faray per forma che cognoscamo gli habi usato diligentia et solicitudine et che de questi beni una minima cosa non vada in sinistro. Et del tuto per tue lettere subito ne avisaray. Data Gambare, die xxii novembris 1452.