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1080. Francesco Sforza al podestà e castellano di San Colombano, al podestà di Lodi e al podestà di Cremona 1453 marzo 17 Milano

Francesco Sforza vuole che il podestà e castellano di San Colombano indaghi dove sono i beni che il defunto, già suo uomo d'arme, Marino de Sergliano della Marca ha legato a suo figlio e li affidi a una persona di fiducia, in modo che non abbiano a subire danni e siano conservati a vantaggio del ragazzo.

Potestati et castellano Sancti Colombani.
Inte(n)demo sono ĺ in quella terra deli beni di quondam Marino de Sergliano dela Marcha nostro olim homo d'arme, quali spectano nunc al fiolo ha lagato (a). Acị igitur non siano translatati in detrimento del puto, volemo et comandemoti investighi diligenter dove sono et fali descrivere et reponere penes ydoneam personam per modo che non passano in sinistro, come è honesto. E questo volemo che se facia per utillitate et conservatione del dicto puto. Data Mediolani, xvii martii 1453.
Die suprascripto.
Scriptum est in simili forma potestati nostro Laude, et cetera.
Die suprascripto.
Scriptum est potestati nostro Cremone, et cetera.


(a) Coś A.