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1102. Francesco Sforza a Bianca Maria Visconti 1453 marzo 21 Cremona

Francesco Sforza scrive alla moglie di essere dispiaciuto per la notizia del furto fatto nella casa di Beltrame, navarolo pavese, a opera di Todisco e Giacomazzo, compagno di Andrea Landriani. Ignorando sotto la giurisdizione di chi è avvenuta tale robaria, sollecita la consorte, che ne deve esere a conoscenza, di voler mettere sulle lettere l'indirizzo dell'officiale, cui vanno dirette. In esse v'è l'ordine di togliere a Martino e a Giacomazzo armi e cavalli fino a quando Beltrame riavrà tutta la refurtiva o il relativo suo valore.

Illustrissima et excellentissima consors nostra, la signoria vostra ne ha fato exponere dela robaria fata in la casa di Beltramo, navarolo pavese, per Martino Todischo e Iacomatio, compagnio de Andrea de Landriano, dil che n'havimo receuto non poco spiacere. E per questo scrivemo per le alligate alo officiali, ho sia (a) capitaneo, a cuy specta, al quale non havimo expresso nel suprascripto nome, perché non sappemo qua in iurisdictione sia stata comissa essa robaria, ma la signoria vostra che ne de' essere informata poterà farle soprascrivere, cui debite dirigi habeant, comandando in effecto che tolea le arme et cavali ali dicti Martino et Iacomatio et non gli relaxa cossa alcuna, mentre haverano restituita al predicto Beltramo la roba sua tolta, ho satisfacto per il debito valore di quella data. Data Cremone, xxi martii 1453.


(a) sia ripetuto.