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1694. Francesco Sforza al podestà di Salvano 1453 maggio 18 Milano

Francesco Sforza manda al podestà di Salvano la supplica del locale Giovannolo Caxante. Se il ricorrente dà garanzia di pagare ogni condanna, vuole che venga liberato. Se risultasse che Zanino, Carante e Giovanni Dotto non sono coinvolti nel furto di cavalli e roba agli uomini d'arme, vieta che si diano loro noie.

Potestati Salvani nostro delecto.
Per la supplicatione, quale ve mandiamo introclusa, intendarai la querela n'ha fato Iohannolo Caxante, habitatore dela terra de Salvano. E perché nostra intentione non è che ha veruno sia fato torto, siamo contenti et comandamoti che, dagando esso supplicante ydonea segurtade de stare a rasone e de pagare ogni condemnatione li vengha essere fata de raxone, lo faci liberare, relaxare de prexone. Volemo ancora che s'el te constarà che i nominati in essa supplicatione Zanino (a), Carante e Iohanne Docto non havere commesso deffecto veruno per li cavali, roba tolta a quelli nostri homini d'arme, non li moleste in la persona loro né la roba, nonobstante te habiamo scrito lettere de altra dispositione, perché non è honesto patiscano pena li soi padri per li figlioli, ma procede solum contra la persona e roba deli dicti figlioli, aciò che niuno habia iusta rasone de dolerse. Data ut supra. (b)


(a) Segue Caxante depennato.
(b) A margine: Pro Francisco Capra.