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272. Francesco Sforza a Ludovico Pallavicino 1452 settembre 7 presso Quinzano

Francesco Sforza scrive a Ludovico Pallavicino, che non ha voluto richiedergli la restituzione della roba da lui tolta a quelli di Caorso. Il duca, pur convinto che sia giusto rendere loro le cose sottratte, lo sollecita alla restituzione. Quanto alla Sariola, assicura il marchese che tutto quello che si dovrà fare, presto si farà.

Domino Ludovicho, marchioni Palavicino.
Essendo voi qui presso da nuy, non havemo voluto scia dicto, né anchora farve instancia dela restitutione dela roba de quilli da Caursio per non dargli materia che se ingaliardiscano in questo facto, nì vaghano dicendo che ve habiamo astricto a tale restitutione per salvare l'honore vostro, el quale reputamo sia nostro, pur parendone licito et debito gli sia renduta la dicta loro roba. Et de ciò non se abia più ad querelare, né li dicti homini habiano più a venirce drieto per questa cosa querelando contra honore nostro et anche vostro, lo quale summamente amemo, come siamo certissimi amate el nostro, vi scrivemo et agravemovi et carichamo volgiate fare restituire questa roba ad essi homini et integramente, per forma che per quella non habiano più a venire da (a) nuy, come semo certissimi farriti. Del facto dela Sariola fata o da farese, faremo provissione in modo che tuto quelo chi debitamente si doverà fare, sarà indilate fato et exequito et observato: poterite merito (b) restare ben contento. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum, die ut supra.


(a) Segue vuy depennato.
(b) Segue fare depennato.