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280. Francesco Sforza a Giovanni Ludovico Pallavicini 1452 settembre 11 presso Quinzano

Francesco Sforza richiama al marchese Giovanni Ludovico Pallavicini quanto già scrittogli, e conclude ribadendo che deve restituire a quelli di Caorso ciò di cui si è appropriato, contestando la sua affermazione che abbia ridato i nove decimi di quanto appropriatosi. L'ordine del duca è la restituzione integrale sia di quanto indebitamente sottratto che di garanzie immotivatamente pretese.

Domino Iohanni Ludovico marchioni Palavicino.
Vi scripsimo a dì vii del presente che essendo voy qui, non volsemo vi fosse dicto nì facto instantia dela restitutione dela roba de quilli de Caursio per non dargli materia se ingaliardiscano nì vadano dicendo che ve habiamo astrecto a tale restitutione; ma parendone licito et debito tale restitutione si facesse, et per onore nostro et vostro, assay ve havemo confortato, agravato e caricato adciò queli homini non ni venessero più drieto querelando, et como più difusamente si contene in esse nostre littere, ale quale haviti resposto che haveti facto restituire dele diece parte, le nove, ma che quello castellano de Caursio voria le cose como piace a luy, poy quelle che sono facti cum rasone metere in prategio. A questo vi respondemo [ 77r] et dicemo che iterato sono venuti da nuy essi da Caursio lamentandose che haviti puocho o niente restituito e che volete ve diano sicurtate, per quello rendeti, di pagare la spexa dela Seriola, quando sia conosciuto sia de vostra ragione, et più che le littere ve havemo scripto supra de ciò, non sono de nostra mente ussite, dele qual cose non puocho se siamo maravigliati. Pertanto de novo vi scrivemo, stringemo et carichamo, remota ogni exceptione, vogliati (a) liberamente et expeditamente cum integritate restituire ali decti homini et fare restituire quanto gli è tolto et fare revocare ogni securtate haviti havuto da loro per la restitutione de quelle puoche cose haviti renduto, che così è nostra intentione et voluntate, perché così ne pare voglia el debito et la iustitia. Circa el facto dela Seriola se farà, et faremo fare tuto quello che debitamente si doverà fare. Et ad ciò non dubitiati più che così non sia la voglia nostra, de propria nostra mano havemo le presente suttoscripto. Ultra questo vogliati credere ad Antonio da Dexio, nostro familio, quanto ve dirà supra de ciò como ala nostra propria persona. Ex castris apud Quinzanum, die xi septembris 1452. (b)
Signata Franciscusfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.


(a) Segue fare restituire depennato.
(b) A margine: Pro Caursio.