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317. Francesco Sforza a Franceschino da Castel San Pietro e a Giovanni de Bottis 1452 ottobre 31 presso Calvisano

Francesco Sforza scrive a Franceschino da Castel San Pietro e a Giovanni de Bottis che il milanese Galeazzo Vimercati, se paga quattrocento lire (dal momento che ha avuto con il cognato Filippo Amicone la metà della dodicesima parte del dazio dell'addizione degli ultimi cinque mesi dell'anno precedente), non abbia più alcuna molestia; altrettanto avvenga per il dazio della mercanzia se egli ne paga l'ottantesima parte.

[ 84r] Franceschino de Castro Sancti Petri et Iohanni de Bottis.
Galeaz da Vimercato, nostro citadino milanese, ha hauto recorso da nuy exponendone ch'el ebbe la mitade dela duodecima parte del datio del'additione deli ultimi cinque mesi del'anno passato a compagnia con Filippo Amicone suo cugnato, che monta in tuta libre dece, et a luy tochano cccc, ho circa, per la sua mitade, le quale non pona per alcuno modo pagare se non fusse il socorso dela dota de sua madre e de alcuni suoy amici. Pertanto, havendo nuy rispeto ad hec, siamo contenti e scrivemovi che pagando el dicto Galeazo le dite cccc libre ho circa, che sono la mitade dela parte ebbe d'esso datio a compagnia con el predicto Filippo, ut asseritur, non gli lassati dare altro impazo né molestia più ultra per lo dicto datio per alcuno modo, anzi ne sia al tuto liberato. Preterea volemo che non havendo luy che la octuagesima parte del datio dela mercadantia, come dice havere, e volere stare ali libri del'incantatore che tunc, pagando luy la dita octuagesima parte d'esso datio, non gli sia dato altro impazo per altri. Ex felicibus nostris castris apud Calvisanum, die ultimo octobris 1452.