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602. Francesco Sforza al vicario vescovile di Piacenza 1453 gennaio 25 Lodi

Francesco Sforza impone al vicario vescovile di Piacenza di smettere di angariare gli uomini di Quarto di Piacenza con pretendere più della decima, arrivando a vietare la celebrazione della messa e la sepoltura di un defunto: tutto ciò in spregio di quanto osservato da mezzo secolo e ai tempi di Filippo Maria Visconti, oltre che praticato dai suoi predecessori.

Domino vicario episcopalis curie Placentie.
Se querelano li homini da Quarto de Piasenza che li voliati fare pagare più de decimi e innovarli quelo che continuo, cinquanta anni fa, e al tempo dela felice recordacione del quondam duca passato, nostro patre e socero observantissimo, gli è stato observato per li predecessori vostri. Per questo dicono non haveti permesso sia celebrata missa né sepelito corpo morto già più mesi passati, del che molto siamo maraveliati, perché aveti inteso altre volte quanto habiamo exose simile innovatione contra simili poveri homini. E, pertanto, ve scrivemo e carichiamo voliati penitus desistere da questa talle innovatione e non volere fare vuy ali dicti poveri homini quello che non gli è stato fato tanto tempo per lo passato, considerate le graveze e affani grandissime supportano dicti homini tutavia, et demum fare per forma che più de ciò non sentiamo lamenta e fariti vostro debito e a nuy cossa grata. Laude, xxv ianuarii 1453.