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949. Francesco Sforza al podestà di Cantù 1453 marzo 6 Milano

Francesco Sforza scrive al podestà di Cantù per esprimere la sua sorpresa per la negligenza da loro avuta nei confronti del suo ordine di non toccare nulla in pendenza nella vertenza con i milanesi Pietro e Leonardo de Veteri; inoltre, non curandosi neppure del disposto di Branda Dugnani, hanno portato via ai massari dei Veteri delle bestie. Restituiscano tutto, tanto più che la sententenza del Branda è a sfavore dei canturini.

[ 200v] Potestati Canturii.
Per itterata lamenta de Petro e Leonardo deli Veteri, citadini nostri de Mediolano, pare che male sia observato et exeguito quanto per nui è stato scripto in effecto che, pendente la lite e comissione sopra le differentie, le quale vertivano fra li predicti di Veteri, per una parte, et lo comune et homini de quella nostra terra per l'altra, non fusse fata alcuna novità, et cetera, perché li dicti homini di novo hano derobato ali dicti fratelli, hosia suoi massari, certe bestie bovine, quale non volino relaxare, non attendute le dicte nostre lettere et etiam de domino Branda de Dugnano, comissario dela dicta causa, quale crediamo habii receute. Il che displicendone molto perché intendiamo che ogni omo acquiesca ala rasone, maxime che havimo intesso esser data la sententia per lo dicto domino Branda in favore deli dicti de Veteri, volemo adoncha che, veduta la presente et remosta ogni exceptione frivola, faci relaxare ali dicti fratelli (a) et ali sui massari le dicte bestie e tuto quello gli è stato tolto in retro, pendente la dicta causa si interamente et senza alcuna spesa gli sia restituito il tuto come è honesto; siché voli fare per forma che de ciò non sentiamo più lamenta, perché l'haveriamo molesta. Mediolani, vi martii 1453.


(a) Segue siché interamente senza alcuna spesa depennato.