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1115. Francesco Sforza ad Alessandro Sforza 1452 novembre 11 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza rimprovera il fratello Alessandro per aver tolto a Giacomo Corruto, compagno di Colella da Napoli, i due cavalli guadagnati quando Alessandro fece fare la cavalcata di Cerreto, lasciando agli altri il proprio bottino e gli ordina di restituirli. Si lagna ancora che Alessandro consenta che nella casa, ove si trova Giacomo vi stiano altri soldati e gli ordina di allontanarli.

Domino Alexandro Sfortie.
Iacomo Corruto, compagno del strenuo nostro conductero Colella da Napoli, ne ha facto fare querella como, retrovandosi a casu essere lì in Lodi per soe facende quando ordinasti la cavalcata de Cerreto, fu, quella nocte, insieme ancora luy cum li altri et guadagnò doy cavalli, li quali pare tu li habi tolti, dicando volerli mettere a boctino, et ne fa dire ancora che a niuno de quelli se retrovarono a guadagnare quella nocte, li è stato tolto cosa alcuna, ma ogniuno se ha tenuto el guadagno per sì. Dela qualcosa, siando cossì como luy fa exponere, ne rencresce et dole et ne maravigliamo de ti, che ti che hay facto quello contra el dicto Iacomo, maxime non siando dela cavalcata, che non hay facto ad niuno altro, perchè non è honesto nè raxonevole. Il perchè te caricamo et stringemo vogli, remossa ogni caxone, farli restituire li soy doy cavalli per modo non habia più iusta caxone de querelarsi per questo facto. Appresso se dole anchora el dicto Iacomo, che in casa dela madre, quale stantia è pur del dicto Colella, che lì sonno stati allogiati certi soldati, del che ancora ne ne meravigliamo de ti, che comporti che in casa deli soldati, che stanno et stentano [ 266v] presso nuy, sonno messi ad allogiare senza reguardo alcuno deli altri soldati, perchè el de' essere pur qualche differentia dali soldati che stanno in campo et stentanno per lo stato nostro ad le altre persone. Vogli adonche far ordinare che la sua stantia sia vacuata da quelli tali li allogiano, quali faray mettere altrove, siché resti la casa libera al dicto Iacomo, come è debito. Data in castris nostris apud Calvisanum, xi novembris 1452.
Christoforus.
Iohannes.