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1163. Francesco Sforza ai consoli, al comune e agli uomini di Vigevano 1452 novembre 22 Gambara.

Francesco Sforza, ricordato ai consoli, comune e uomini di Vigevano la morte del loro messo, rispondendo alle loro lettere li assolve dalle multe inflitte loro da Guglielmo de Baviera, castellano di Abbiate, e li esime dal fare il muro del Castellaccio Vecchio fino all'arrivo del buon tempo predisponendo, però, il necessario la prossima primavera. Circa la possibilità di condurre a Pavia e altrove i panni di lana, vuol sentire il Consiglio e i Maestri delle entrate. Per la tassazione da fare per certi esborsi fatti, vuole vedere le lettere scritte in merito in passato. Acconsente alla richiesta di legname per le torrette delle mura e vuole individuare chi si èavvalso dei salvacondotti per commettere furti per provvedervi.

[ 277r] Consulibus, comuni et hominibus Viglevani.
Credimo haveriti sentito ch'el vostro messo, quale haviti mandato ad nuy cum vostre littere, per grande infortunio et disgratia se ruppe una gamba, per la quale ruptura gli supravene el spasmo, né may gli valse medici né medicine, che pur è passato de questa presente vita; la qual cosa veramente n'è stata tanto noyosa quanto a noy medesmo, né potressimo dire quanto ne rencresca. Ma considerata che la cosa è inrecuperabile, vi confortiamo ad havere pacientia et conformarvi in questo et in ogni altra cosa con la voluntà de Dio. Ma respondendo ale vostre littere per esso vostro messo ad nuy presentate, et primo, alla parte della rechiesta et multe et condemnatione ve monstra volere fare Guielmo de Bayvera, nostro castellano de Abbiate, siamo contenti per compiacervi che per adesso non siati agravati a fare quello muro del Castellacio Vechio fina al bon tempo, et in questo mezo potereti fare li apparechii de murare ala primavera, et anche poteriti attendere meglio al muro dela terra como haveti principiato; et cossì scrivimo per le alligate al dicto Guielmo che non ve dia altra molestia et revochi le condemnatione, se alcuna ve ne fosse facta per vostra casone.
Ala parte deli panni de lanna che voresti potere menare a Pavia et altroe per lo nostro dominio, perché non voressimo fare torto alcuno ad altri per poco intendere questa vostra rechiesta, dicimo che presto se retrovarimo a MedioIano et di questo conferiremo con el nostro Consiglio et Maestri del'intrate, et deinde ce sfor(z)imo fare cosa che vi piaza.
Ala parte de quella taxatione rechiedeno doverse fare alcuni de quella terra de certi dinari exbursati per lo tempo dele novitate occorse, vorissemo meglio intendere la cosa, perché ce recordiamo havere facto scrivere littere sopra ciò; et pertanto, se ne mandareti le copie dele littere scripte superinde et possiamo accostarse ala voluntà vostra cum l'honore nostro, lo faremo voluntiera.
Ala parte de compiacervi de ligname del ripparo per coprire le torrete havite facte al muro della terra, siamo contenti compiacervi et cossì scrivimo al castellano et potestà lì che ve li concedano.
Ala parte de quelle robbarie et excessi che fino commessi in grave preiuditio et damno de quella nostra carissima communità sotto deli salviconducti, quali diceti nuy havere concessi ad alcune persone et terre lì vicine, dicemo che deli vostri damni siamo molto malcontenti; ma perché non se recordiamo a chi habiamo concesso salvoconducto là, avisatine a chi è concesso et gli provederimo in quella forma che ne parirà megliore.
Ex Gambara, xxii novembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.