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1219. Francesco Sforza a Gian Galeazzo Sforza 1452 dicembre 10 Cremona.

Francesco Sforza risponde al figlio Gian Galeazzo di aver rivevuto le notizie dei famigliari che vivono in allegria tra feste e cacce e lo esorta a pensare a imparare. Soddisferà la sua istanza perché Bolognino e i provisionati abbiano le paghe, scrivendo per ciò, ai Maestri delle entrate.

Illustri filio nostro dilectissimo Galeazmarie Vicecomiti, et cetera.
Havimo recevute et vedute molto voluntiera le tue littere per più rispecti ad nuy gratissime. Primo, intendendo nuy per quelle la convalesentia de madone tua madre et tua ava Ipolita, Filippo et tua, dela quale niuna altra cosa potrissemo havere, né habiamo più cara, et che in feste et caccie vivate allegramente, ne piace, cum questo imperò, che tu credi al'imparare bene, como credimo che faray, per la virtute tua et del tuo maestro. Et se, como tu scrivi, tu non desideri più altra cosa che la nostra presentia, speremo in brevi, mediante la divina gratia, satisfare al tuo desiderio.
Ala parte dela raccommendatione, quale cum multa instantia tu ne fai del magnifico conte Bolognino per lo facto dele sue paghe et de suoy provisionati, ne piace molto che tu habii quello bono animo verso luy che havimo ancora nuy, et che gli suoy grandi meriti verso nuy a te sint tibi cordi immortalmente. Et benché sempre sia stata et sia de mente nostra ch'el sia ben provisto et ben tractato in spetialità, pur per tua contemplatione, scrivimo denuo ali Maystri dele nostre intrate che gli faciano tale provisione che merito se possa contentare. Sichè per questo e per ogni altro rispecto el magnifico Bolognino et suoi provixionati te vederanno voluntera et te faranno bona compagnia, et ti la faray a loro. Ex Cremona, x decembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.