Registro n. 12 precedente | 1323 di 2324 | successivo

1323. Supplica a Francesco Sforza s.d.

Supplica dei contadini a Francesco Sforza per poter continuare a coltivare le terre che sono di qua e di là dall'Adda, sia sforzesche che veneziane, grazie ai salvacondotti concessi da Milano e da Venezia. Nella supplica si ricordano i fatti accaduti. Antonello da Monza e uomini di Cerreto, di parte sforzesca, hanno rubato bestie e cose, provocando la reazione veneziana con Matteo da Capua; Venezia da parte sua si dice disposta a restituire e a risarcire se, però, la prima mossa fosse stata sforzesca. Si ricorda poi l'intervento del duca per chiedere che giustizia fosse fatta e i salvacondotti rispettati, ma invano tanto che i veneziabi si chiesero se la risposta fosse la rottura dei salvacondotti. Da qui la supplica perché si rispettino le regole dei salvacondotti.

Illustrissimo et excellentissimo principe, como sa la excellentia vostra, di là da Adda sonno alcune terre a nome dela excellente signoria vostra tam del ducato de Mediolano quam del Vescoato de Lodi, et sonno ville bandite et senza alcuna forteza et, per la guerra, alcuna persona non lì staria senza salvoconducto; et per mezo queste vostre terre o ville gli sonno altre terre o ville bandite fur tenute per Venetiani; unde, adcioché le terre de qua et di là si potesseno lavorare, la signoria vostra ha facto salvoconducto di là a tale ville bandite, et li Venetiani de qua. Et per li compagni de Antonello de [ 301r] Monza, connestabile dila celsitudine vostra, fu rubato, prima a quelli de là che havevano salvoconducto, due cavalle, due cape, lenzoli, fillo et altre cose; item robarono un'altra cavalla quelli dela signoria vostra con uno che voleseno fare presone et lassareno el presone, non la cavalla; puoy gli sonno robbati ancora di là tre bestie, dele quale danno casone a quelli da Cerreto, ma non ponno trovare bene la veritade et dele altre sì. Unde essendo quelli de là già robati tre volte, avante facesseno alcuna novitate loro, zoè quelli de Matheo de Capua, logiato in Crema, robarono la vigilia de Natale ale dicte vostre ville tredece bestie, dele quale ne amazarono sey. Ma mandarono però a dire li proveditori de Venetiani che, se gli era restituito quello era tolto et robbato prima, et tre volte ali soy, restituirebeno quello era robbato ali vostri, et le bestie morte fariano pagare fin ad uno sollo dinaro. Unde li dicti exponenti, de poy se lamentarono ala signoria vostra in Lodi, et essa comandò ad Antonello da Monza restituisce la robaria, non volendo che li dicti esponenti fusseno desfacti, et niente feci, quinymo de poy in qua Marcoleone et li soy ne hano robate v, ma confessarono di tre et sonno offersi a restituire quelle tre. Item li nostri, da poy in qua, hanno robato uno paro de bovi, et sonno stati quilli de Marcoleone et Achili de Corsico, et da puoy ancora è robbata a quelli dellà una cavalla, non obstando ancora che di novo li dicti providetori havesseno mandato a dire che interamente fariano restituire, essendo restituito el suo, et se no, se li salviconducti se dovesseno rompere, anche loro li rompariano, siché li dicti exponenti rimaranno desfacti, né poranno stare fora in grandissimo damno dela signoria vostra, et maxime di loro.
Pertanto humilmente essi vostri esponenti homini et lavoratori di terra si ricomandano et supplicano ala benigna signoria vostra ch'ela se digni per sua gratia et solita iustitia providere che tucte le robbarie siano restituite tanto in qua quanto in là, adciò possano stare seguramente, et siano servati li salviconducti, però che altramente et per paura et forza abandoneno le ville et lavorerio dele tere.