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1401. Francesco Sforza a Giovanni de Amelia 1453 gennaio 26 Lodi.

Francesco Sforza in risposta a Giovanni de Amelia che chiede spiegazioni del motivo della sua andata lì, gli dice di attendere la riunione del Consiglio degli Ottanta aggiunti che gli preciserà cosa fare. Gli scrive di alcuni dei maggiorenti suoi concittadini, tra cui Giacomo Zazo, che si lamentano, a torto, che il duca non ha voluto prestare loro udienza e Giacomo forse per non aver ottenuto quanto desiderava; e perché Giacomo si accontenterebbe se la causa fosse affidata ai Maestri delle entrate, lo solleciti a fare che la cosa avvenga, e alla presenza del duca.

Domino Iohanni de Amelia.
Inteso quello ne havete scripto per la vostra de dì xxiiii del presente, che dela facenda per la quale voy seti mandato lì fin alhora non havevate ancora possuto havere cosa certa, perché ancora non ha havuta determinatione, et del Consigno deli Octanta citadini adiuncti se doveva congregare circa questa materia, et cetera, non dicemo altro, se non che expectiamo ne avisati de quello serà ordinato et concluso nel dicto Consiglio et, deinde, nui ve rescriverimo quello havereti a fare. Ala parte de quello ne scriveti, che sonno alcuni deli vostri citadini principali, quali si lamentano de nuy perché non li havimo voluto prestare audienza, tra li quali è Iacomo Zazo, dicemo che voy medesmo sapete se prestiamo audientia volentieri e ascoltiamo ogniuno, o non, perché non è cossì minima persona che, volendose parlare, non ne parli et non possa havere audientia da noy, s'el vole; ma forse dicto Iacomo s'è lamenta perché non li havimo prestata quella grata audientia et factoli quella humana resposta, como luy haveva voluto et desiderato, non havendo respecto nì a torto, nì a rasone. Et perché el dica se contenteria che questa causa se commetta de raxone ali nostri Maestri del'intrate, voy el porrete confortare et carricare a fare el debeto suo al dicto citadino mantuano, perché el è stata sì debatuta e defesa questa cosa per li dicti Maestri, et maxime in nostra presenza a Mediolano, ch'el non se debbe più lamentare, né rectrare a far quello è tenuto de fare debitamente. Laude, xxvi ianuarii 1453.
Iohannes Antonius.
Iohannes.