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1406. Francesco Sforza ad Antonio Venero 1453 gennaio 25 Lodi.

Francesco Sforza denucia ad Antonio Venero, procuratore di Venezia a Ripalta, di aver ricevuto lamentele dal ministro milanese Saneto Lazzaro perché alcuni di Saneto, con salvacondotti del governatore Gentile furono privati dei prigionieri e delle bestie nelle terre da Cavagliono e Settara dai fanti, lì alloggiati, di Bettino da Calcina. Invano furono più volte mandati dei frati per la restituzione, in ossequio del salvacondotto, di quanto preso e a frate Lancillotto, proveniente da Brescia con lettere di Gentile, fu risposto di passare due giorni dopo. Il duca, rispettoso dei salvacondotti, ne sollecita il rispetto.

[ 315v] Antonio Venero, provisori illustrissimi dominii Venetorum in Ripalta.
S'è lamentato da nuy el ministro de Saneto Lazaro dela citade nostra de Milano dicendo che, havendo havuto uno salvoconducto dal magnifico Gentile, governatore generale dela illustrissima Signoria vostra, in bona et ampIa forma per alcuni dedicati et censuarii del predicto Saneto, nel dicto salvoconducto nominati, li fanti de Bettino da Calcina, quali sonno in quella terra allogiati, già più dì passati, non resguardando al dicto salvoconducto, feceno una robbaria de certi presoni et bestie nelle terre da Cavagliono e Settara. Per la quale casone, havendo mandato più volte deli soi frati da voy a procurare la restitucione dela suprascripta preda per vigore et observatione d'esso salvoconducto, may non havete, como seria debito et honesto, voluto fare rendere la robbaria; et ultimamente retornando da Bressa uno deli dicti frati, nominato frate Lanciloto, con lettere havute dal prefato Gentile directive a voy, disponente che essa robbaria festi restituire, non lo volete fare intrare, et respondendogli che, retornando fra duy dì, faresti poy che ogni cosa gli seria restituita el quale, benché da poy venisse con un altro frate, sperando di conseguire da voy essa restitutione, nondimeno non l'havete facto intrare, né altramente proveduto che la robbaria fusse restituita; per el che se meravigliamo per doe rasone, prima perché gli va la fede et l'honore del dicto Gentile, governatore, socto nome del quale el predicto salvaconducto è facto; la seconda, perhò che nuy li salvoconducti nostri, conceduti ali vostri de là habiamo facto et facemo observare senza alcuna violatione. Et pertanto vi confortiamo vi piaccia ordinare, comandare et fare che, in observatione del predicto salvoconducto li presoni fizeno relaxati senza pagamento de taglia et le bestie vive restituite et le morte pagate. El che facendo, farete l'honore del prefato Gentile et vostro, et daretene materia de observare quelli habiamo concessi ali vostri senza fare alcuna novitade; altramente serà de bisogno, provediamo ala indemnitade deli nostri et advisarimo esso Gentile como le soe littere a voy per soa parte scripte, non havete metude inexecutione, et se excusaremo. Et se alcuna novitade procederà, serà per vostro defecto et non per nostro. Mediolani, xxv ianuarii 1453.
Cichus.