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1422. Francesco Sforza a Giovanni d'Amelia 1453 gennaio 31 Milano.

Francesco Sforza scrive a Giovanni d'Amelia di aver inteso quanto accaduto circa il ricupero dei denari, scopo della sua missione lì. Non vuole si mandino ambasciatori a spiegare la situazione perché più producente che si concluda tutto lì con Giovanni, che cercherà di ottenere dai cittadini, da quelli della provvisione e dagli aggiunti un intervento per raggranellare una somma ragionevole, ricordando il danno che provocherebbe la mancata sovvenzione nelle altre città.

Domino Iohanni de Amelia.
Havimo inteso quanto per vostre littere, date a xxviiii del presente mese, haviti scripto ad nuy et cossì al nostro Consiglio segreto de quanto é seguito nella recuperatione de denari, per la quale ve havimo mandato lì; et similmente havemo inteso quanto, circa questa materia, ne ha exposto il spectabile Angelo Simonecta, nostro consigliero et secretario, quale ultra le altre cose ne ha etiandio avisato come quella additione, dela quale voy scriveti, montaria molto meno che voy non diceti et saria una ville et pochissima subventione, et che la provisione et adiuncti hanno deliberato de mandare qui da nuy soy ambaxiatori per questa casone. Il perché, essendove più caro che quella provisione et adiuncti faciano et concludano lì cum voy questa subventione ne hanno ad fare senza mandare qui ad darce molestia de ciò, volimo vedeate de indurIi che cessano di mandare questi ambasatori; et quando pur siano disposti di mandarli, sit in nomine Domini, però siamo assay advisati di quanto gli haveramo a rispondere.
Ma quocumque dicemo, [ 318v] ve sforzate cum ogni vostro studio de indure quelli nostri citadini et provisione et adiuncti che voglino taxare, et cossì poy exequire questa sua subventione ad una somma rasonevole, secundo la speranza havemo in essi et la fidelitade quale sempre ne hanno demonstrata, recordandogli come per questo suo stare renitente, come hanno principiato, ne ricevemo non solo il damno dela subventione sua, etiandio de tucte le altre nostre citade quale se spechiano tucte in Pavia et stanno ad vedere la fine fanno quelli nostri Pavesi. Data Mediolani, die ultimo de ianuarii 1453.
Illi de Consilio.
Cichus.