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148. Francesco Sforza a Nicolò da Verona, armigero a Vailate 1452 febbraio 5 Milano.

Francesco Sforza scrive a Nicolò da Verona, armigero a Vailate, sulla violenza da lui usata verso la donna che voleva per moglie. Il perdono richiesto viene dal duca negato.

[ 29v] Nicolao de Verona, armigero in Vaylate.
Havimo recevuta toa lettera per la quale te accusi havere violata quella zovane cercavi havere per donna, et cognoscendoti havere gravemente errato ce domandi perdonanza. Al che te dicemo che ne miravigliamo et dolemoci de ti sii incorso in tale et tanto excesso quanto è ad violare una donna, et sappiando ti quanto habiamo operato perché cum honesti et laudabili modi la venisse ad consequire, de poi ce habbi facto questo manchamento et vergogna, quale per doe casone assai più che forsi tu non consideri extimiamo; primo per essere la zovene nostra subdita et che sia questo acto commesso in le terre et paiese nostro; secundario per essere noi operati et intromissi ad fare che fosse contenta de torte per suo marito. Le quale casone ce fano retrogradi ad doverte perdonare, chè, perdonandote, ce ne resultariano doe vergogne dele quale l'una non possiamo già evitare, perché è occorsa, videlicet de havere usata tale deshonestate nel paese nostro, ma ad questa haverimo patientia cum farti quello tu meriti venendoce nele mane; l'altra saria mazore, habiando facto el fallo, et cossì facilmente te perdonassemo; il che seria casone dare ardire ali altri fare el simile, che quando pur havessi facto qualche assalto, como è usanza deli passionati, et non violarla como tu te accusi, et dici quello che fine mò non ha decto né ley né alcune deli soy, li seria qualche remedio ad renderte ala nostra gratia. Conclusive te dicemo havere facto gran male de quello scrivy havere facto, et venendoce in le nostre forze te farimo fare rasone. Data Mediolani, quinto februarii 1452.
Andreas Fulgineus.