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1488. Francesco Sforza a Marcoleone da Nogarolo 1453 febbraio 14 Milano.

Francesco Sforza precisa a Marcoleone da Nogarolo che, per quanto riguarda carri, guastatori e maestri, ha ordinato a Bartolomeo da Cremona di far arrivare lì tre carri con buoi e bifolchi da Melegnano e ha scritto al luogotenente di Lodi di trovargli due o tre carri di buon fieno e mandarlo via acqua, per i buoi. Il ritardo dell'arrivo dei guastatori e dei maestri lo addebita al carnevale e al cattivo tempo; scriverà al luogotenente che si affretti. Inteso da Andrea da Foligno il malcontento dei maestri da muro per le misure della torre da farsi, ha chiesto a Bartolomeo da Cremona e a Zanino le vere misure, che riporta. Quanto al rispetto dei salvacondotti, vuole che ne faccia oggetto di un raduno di provisionati e balestrieri e altri per rimarcare loro quanto le loro violazioni sviliscano l'onorabilità e il prestigio di chi li rilascia e quali danni provocano. Chi ancora violerà i salvacondotti avrà la trattenuta del soldo e la certezza dell'impiccagione.

Marcoleoni de Nugarolo.
Veduto quanto ne scrivi deli carri, guastatori et magistri da far la torre, te respondemo ala prima parte che havimo ordinato ad Bartholomeo de Cremona facia venire de presenti li tre carri cum li bovi et bivolci necessarii de quelli sono a Merignano, et al locotenente nostro de Lodi havemo scripto veda de retrovare in Lodi doy o tre carre de feno bono et te lo mandi giù per aqua, per pascere dicti bovi: venuti siano, fa che non perdano tempo, maxime in dure le cose necessarie per la torre. Li guastatori et magistri credimo siano retardati a venire per respecto al carnevale et al tempo cativo; et benché estimamo hogi se debiano retrovare là, tamen repplicamo de novo al dicto locotenente che se non li ha mandati, li mandi senza perdere aptimo de tempo et che similiter mandi a far condure quello ligname del ponte. Circa tucto haveray quella cura et diligentia che sey costumato de fare per casone che, secundo ce ha referito a bocha ser Andrea, nostro cancellero, quelli maystri da muro deghono fare la torre, pare se gravino che dicono nuy gli ordinassimo facesseno la dicta torre massiza dal fundamento fin ad sey braza alto. Però volimo tu li dichi per nostra parte che ne meravigliamo de loro perché nuy non gli dessimo may tal ordine de farla massiza; et cossi perché loro alleghino Bartholomeo da Cremona et la scriptura feze Zanino, ne habiamo domandato ambeduy loro, et dicono como nuy; ma como è la verità, fo dicto de commenciare li fundamenti doy braza milanesi socto terra et fare fine ad sey braza alto, grosso il muro braza tre, ala dicta misura milanese, intendendo che infine dele sey braza se venesse a perdere, del canto de fora, uno brazo dele dicte tre, che veneria ad remanere il muro como se fusse scarpato et, deinde in suso, se continuasse il muro grosso braza due, secondo fu raxonato.
Siando ti informati quanto ce sia molesta quando alcuno di nostri cercha de rompere et violare li nostri salviconducti, [ 329r] che se ce fosse tolto il vestito de dosso, non ne poteressemo recevere mazor despiacere. Perhò volemo che, recevuta questa, te retrovi cum tucti quelli nostri provisionati, balestreri et altri che fosse lì a Cerreto et per nostra parte li dighi et avisile como havessono extimati li damni hanno facti ad questi dì passati al'homini de Crema havevano da nuy salvaconducto perché, ultra al mancamento ne resulta al nostro honore, tornano tale cose in preiuditio deli nostri subditi; como ti et loro possete havere inteso, ad questi dì, che li soldati de Crema per valerse del damno di Cremaschi corseno nelle ville de Lodi dellà d'Adda, et dela preda feceno, se sonno voluti ben pagare. Et ultra de ciò, perché se confermano hinc inde li salviconducti de Cremaschi ali nostri, volemo monischi dicti provvisionati, balestreri, et cetera che, se per la loro desgratia sentiamo che alcuno cerchi de violare alcuni de nostri salviconducti in tanto che vaglia una stringha, nonché gli faciamo retenere li denari del damno ma, senza remissione, farimo impichare per la gola quel tale facesse il male perché non intendimo sia facta sì pocha extima deli nostri salviconducti, anzi volemo siano reguardati più che se gli fussemo nuy in persona. Et diralo per modo che ogniuno se intenda. Mediolani, xiiii februarii 1453.
Ser Andreas.
Andreas Fulgineus.