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1513. Francesco Sforza al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo 1453 febbraio 19 Milano.

Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo di inviargli entro la sera seguente un loro uomo con tutte le lettere scritte a favore di Galoppino. Vuole poi sapere chi ha dato loro l'autorità di disporre che nessuno porti denari direttamente in mano del tesorere della città in opposizione quanto prescritto dai Maestri ducali delle entrate e a quanto convenuto fra detto tesoriere e la Camera ducale; dispone che, fino a diverso suo ordine, essi non si impiccino, né deliberino alcunchè circa i denari che hanno i dazieri per l'imbottato del 1452.

Refferendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Vogliamo, havuta questa, ne debiati mandare uno deli vostri qui da noy al quale dareti tucte quelle lettere che te sonno state scripte in favore de Galuppino da uno anno in qua, tanto per parte nostra, quanto da ogni altra persona, perché intendiamo per questa casone haveti più de xxiiii lettere; et questo vostro, cum tucte le predicte lettere, fati sia domane ad sera, die martis, qui da noy omnino, et non manchasse per condictione alcuna del mondo.
Insuper ne maravigliamo assay, et non sapiamo pensare perché casone haveti facta fare una crida che non sia persona alcuna, né datierii né altri, che porti denari in mano del nostro thexaurero de quella cità, la quale è contra la crida che fo facta per parte deli nostri Maestri del'intrate, et etiam contro li capitoli et conventione che ha dicto thexaurero con la Camera nostra; sichè vogliatine avisare la casone perché haveti facto et da chi haveti havuto questo arbitrio et auctoritate. Vogliamo anchora che non ve debiati impazare, né tochare, né fare cosa alcuna deli denari dela additione del'imbotatura del'anno passato 1452, quale sonno in mano deli datierii, secondo intendemo, per finché havereti sopra ciò da noy altro in contrario, ma volimo stiano cossì per finché haverimo intesa molto bene questa cosa. Mediolani, xviiii februarii 1453.
Iohannes.
Cichus.