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161. Francesco Sforza ai Rettori di Bergamo 1452 febbraio 7 Milano.

Francesco Sforza scrive ai Rettori di Bergamo di aver preso atto del recupero delle cose tolte a Andrea da Muzasca, suddito sforzesco, e che le trattengono perché non è stato restituito ad alcuni sudditi veneziani quanto preso da Gasparino di Montebrianza. Lo Sforza, convocato Gasparino, assicura che si adeguerà al loro comportamento in simili evenienze.

Dominis Rectoribus Pergami.
Inteso quello ne scrivite per una nostra lettera dele robbe de Andrea da Muzascha, nostro subdito, quale havite facto recuperare et che le havite facte retenere lì per non essere stato restituito ad alcuni subditi dela signoria de Venexia certo vino, denari et altre cose ad loro tolte per Gasparino dal Monte de Brianza, nostro capo de provisionati, ad che respondendo ve dicemo, como per altre nostre lettere haverite possuto vedere et intendere chiaramente, nostra intentione era et è che ali dicti subditi dela prefata signoria gli fosse restituito ogni cosa a loro tolta, che non li manchasse nulla, et ch'eI sia vero, già sonno state restituite le bestie che erano tolte, advisandove ch'el dicto Gasparino è venuto qui ad noy per volere fare resistentia ad rendere dicte robbe, al quale noy havimo commandato che in ogni modo debbia restituire ogni cosa tolta ali predicti vostri, et cetera; et cum questa resposta s'è partito da noy, et cossì se farà cum effecto dal canto nostro. Ben ve dicemo che ne havite data et insegnà la via et modo per lo quale ne debiamo governare dele cose sonno state tolte alli nostri per la restitutione dele quale non ne siamo mossi ad fare tale acto, quale haveti facto voi, immo semper humanamente havimo scripto dove è accaduto scrivere de là per la restitutione et poche ne sonno state facte; e però ne governarimo in le cose tolte et in quelle se toglierano per la via quale ne havite messa inanzi et che havite principiata voy. Mediolani, vii februarii 1452.
Cichus.