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1738. Francesco Sforza ai presidenti agli affari della città di Pavia (1453 aprile 9) Milano.

Francesco Sforza esprime ai presidenti agli affari della città di Pavia il disappunto perché delle novemila lire per il sussidio da realizzare con l'addizione ai dazi cittadini non si sono raccolti che quattromila novecento, il che impedisce che si provveda ai bisogni dello stato e gli intima di ricuperare la somma mancante al più presto.

Prudentibus viris presidentibus negociis nostre communitatis Papie.
Havemo inteso che fina a hora non c'è posto, forma né fine all'integro pagamento delle novemillia livre da fir recuperate sopra le additione di datii de quella nostra cità per casone del subsido, excepto che per lire iiiimiladcccc; per la qual cosa non se possiamo adiutare in li nostri bisogni al stato (a) nostro importanti grandamente, dil che molto ne maravigliamo et de questa negligentia ne siamo malcontenti, perché, como credevemo essere provisto alli dicti bisogni, troviamo ancora non potergli dare principio, il che torni a grande sinistro et danno di nostri designi. Pertanto volemo et comandiamo che, per quanto haveti cara la gratia nostra, provediate, senza alcuna dilatione et contradictione, che ala recuperatione de dicti dinari sia posto tale ordine, modo et fine che presto de quelli se possiamo adiutare et valere integramente secundo rechiede la celerità et importantia dele cose nostre, et non lassiate menare la expeditione più ala longa, pero (b) da poi che è principiata la fazenda tanto tempo è passato, che horamay doverebbe esser fornita, facendo per forma non habiamo casone de scriverne più per questa casone, altramente de questo vostro mancamento se turbarimo in modo che cognoscerissevo non essere facto bene a impedire e (c) ritardare li desegni del stato nostro al facto della guerra importantissimi. Data Mediolani, die suprascripto.

(a) Segue stato depennato.
(b) Segue che depennato,.
(c) Segue desegni depennato.