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1779. Francesco Sforza a Simone Barbieri (1453 aprile 18) Milano.

Francesco Sforza rimprovera Simone Barberi, vicario del podestà di Lodi, di non favorire le entrate ducali, ma vieta ad altri di propiziarle come il caso della lacerazione di una licenza concessa a Gualtiero di Bravi per il pagamento di un debito con la Camera ducale, per non parlare delle sue maldicenze contro i dazi, specie contro quello del vino. Lo esorta ad assolvere i compiti del suo ufficio, tralasciando di intromettersi in quelle che sono le altrui incombenze.

Nobili et sapienti doctori domino Simoni de Barberiis, vicario potestatis Laude dilecto nostro.
Non senza grande admiratione havimo inteso che voi non solamente favoriti el facto dela Camera et intrate nostre, como doveresti fare voy et qualuncha nostro subdito et fidel amico et servitore, ma contrastate et vedate a altri che non lo faciano, la qual cosa quanto sia ben facta pensatelo voy, maxime in questi tempi de tanto nostro bisogno; e questo dicemo per uno atto del quale siamo informato voy havere facto presumptuosamente in strazare una licentia del nostro referendario ĺ, facta per far pagare Gualtero di Bravi uno debito, qual luy ha con la Camera nostra. Del'altre cose haveti facte e dicte in desfavore deli nostri dacii, et maxime del dacio del vino, non diremo altro per adesso, ma bene ve dicimo cosś, et concludemovi, che se perseverati in simili inconveniente ve daremo intendere d'altro che de parolle che non fati bene. E fareti bene a far l'officio vostro cum diligentia e non impazarvi de quello d'altri, maxime in nostro detrimento. Et basta pro nunc. Mediolani, die suprascripto.
Ser Iacobus.
Cichus.