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1827. Francesco Sforza a Raffaele Zaccaria (1453 aprile 27 Milano).

Francesco Sforza ingiunge a Raffaele Zaccaria di annullare la disposizione data a Nicola da Corte, cui ha levato la tassa dei cavalli che aveva a Cairo, mandando i suoi cavalli in altro loco; altrettanto faccia con tutti gli altri che sono stati ad Alessandria. Se occorre rimuovere qualcuno, si rimuovano quelli che non hanno obbedito alle disposizioni, in modo che sia evidente il diverso trattamento.

Raphaeli Zacharie.
Nicola da Corte è stato qui da noy et ne ha dicto como tu gli hai levato le taxa deli soi cavalli che haveva a Cairo, osia alla pieve, et mandati li suoi cavalli in altro loco. Et perché nuy havemo havuta informatione como dicto Nicola è stato continuamente ad Alexandria ad fare (a) quello gli era ad fare, volimo che al dicto non debie removere li soi cavalli dal Cayro, overo dala pieve, ma lassarglili stare lì, et che li sia resposto delle taxe soe, como se faceva inanze che tu fessi dicta innovatione, advisandote che quelli che sonno stati continue ad Alexandria, volimo gli sia resposto dele soe taxe integramente, secundo l'usato, che non gli manchi uno dinaro, et che se mancha le taxe, volimo che manchano ad quelli che non gli sonno stati, né voluti ad fare le scorte.
Siché se manchano le taxe, o che se perlongheno, volemo che se manche et perlonghe per quelli che non gli sonno stati et che hanno voluto stare in qua et in là ad sollazo et non obedire li nostri comandamenti. Et in questo provedi per modo che dicto Nicola et li altri non habiano casone de lamentarse, né piangere queste loro taxe, et che gli sia resposto integramente dele dicte taxe, ad ciò che pare se fatia differentia dalli obedienti dalli inobedienti, et che un'altra volta obediscano et fazano li facti nostri, et non se vadano nascondendo et fugendo, como hanno facto alcuni ad questa volta.
Data ut supra.
Ser Zanninus.
Iohannes.

(a) Segue tuto depennato.