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183. Francesco Sforza ad Antonio de Picheti, vicario del vescovo di Pavia 1452 febbraio 15 Milano.

Francesco Sforza sollecita Antonio de Picheti, vicario del vescovo pavese, a terminare la causa tra il vescovo e Oldrado Lampugnani, consigliere ducale, perché la mancata soluzione impedisce Oldrado di operarare in alcune faccende come richiesto da duca.

Antonio de Pichetis, vicario episcopi Papiensis.
Intendendo noi operare il spectabile nostro consegliero misser Oldrado da Lampugnano in alcune nostre spetialitate molto importante et volendolo mandare per expeditione de dicte fazende, s'è demostrato pur un pocho difficile per respecto dela causa che vertisse fra monsignor miser il vescovo lì vostro et luy, la quale è commessa ad voi per lo terzo de voluntà d'esse parte perché, dice, vorria pur prima nanzi la soa partita vederli fine; et perché se recordiamo altre volte havervi scripto per la expeditione d'essa causa, se miravigliamo più che anche non gli habiati posto el debito fine. Il perché vi confortamo et mandamovi decidati et terminati dicta causa facendo rasone, non guardando più nel volto del'uno como del'altro; nam ne pare farite el debito vostro ad mectergli horamai fine et faritene [ 36v] anche ad noy piacere assai, si perché el dicto miser Oldrado habia casone de non retrarsi et de andare con soa bona voglia per le dicte nostre spetialitate, nedum adesso, ma anche dele altre volte, et si perché desideramo grandemente ch'el habia fine per lo bene, cossì del'uno como del'altro, et dolene assay che differentia alcuna sia tra essi doi quali sonno quelli homini che sonno et ali quali portiamo singulare affectione. Siché vi carichamo per ogni respecto ad mectergli adesso fine facendo rasone como havimo dicto. Mediolani, xv februarii 1452.
Cichus.