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1830. Francesco Sforza al podestà di Silvano 1453 aprile 27 Milano.

Francesco Sforza scrive al podestà di Silvano che di notte, a Caselli, dove erano alloggiati Camerino, Zanino di Bargone e il Gatto, uomini d'arme della squadra di Sforza, suo figliolo, furono derubati cavalli e loro cose. Imputati del furto sono gli uomini di Guglielmo, mentre il duca ha per certo che i colpevoli sono un figlio di Giovanni Dotto e un figlio di Zanino Carante. Vuole, perciò, che prenda i due individui e li costringa alla restituzione di tutto o si rifaccia sui loro beni.

Potestati Silvani.
Essendo logiati nel borgo de Caselli, Camerino, Zanino di Bargone et il Gato, nostri homini d'arme dela squadra de Sforza, nostro figliolo, presente exhibitore, novamente, in tempo de nocte, gli forono tolti li cavalli et robba soa. Et benché se dica fossero de quelli del ser Guilielmo, nuy siamo informati et certificati da locho digno de fede che se gli trovareno uno figliolo de Zohanne Dotto et uno figliolo de Zanino Carante de quella terra, et questo è certissimo. Pertanto te commettemo et volemo che, havuta questa, essendo lì li dicti, subito li debbi destenere et constrengerli ala satisfactione d'essi cavalli et robbe alli dicti nostri homini d'arme, overo provedere che suso li beni loro siano satisfacti. Et non manchi. Data Mediolani, die xxvii aprilis 1453.
Zanetus.
Iohannes.