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1876. Francesco Sforza a Ludovico da Bologna (1453 maggio 5 Milano).

Francesco Sforza scrive a Ludovico da Bologna, commissario sopra gli alloggiamenti, di aver ricevuto le sue lettere piene più di parole che di fatti. Gli osserva, contrariamente a quanto afferma, di non avergli mai scritto di non curarsi delle terre del vescovato e lo sollecita a riscuotere i denari e faccia contribuire le terre del vescovato per la loro città. Vuole sapere chi sono quelli della valle di Rati denunciati come renitenti e proceda contro loro, lasciando in pace quelli di Pozzolo. Gli manda in aiuto Pietro da Lonato, deputato commissario di Tortona.

Nobili familiari dilecto Lodovico de Bononia, comissario nostro super allogiamentis.
Respondendo alle toe littere, in brevi te dicemo ne pareno molto più piene de parolle che de facti; et siamo certi, se tu pensassi bene nel facto nostro, como doverisse fare, et quanto importa il fare presto et il fare tardo, gli haveressi usato et usaresti altra maiore diligentia et sollicitudine che non hai facto et fay. Ma sii certo che nuy, cognoscemo molto bene quanto danno et desconzo ne day ad portarte cossì lentamente in questo facto et col tempo ancora te lo recordarimo. Tu ne scrive che hai havute littere che non debbe impazarti dele terre del vescoado: nuy non havimo a memoria havertene scripto cosa alcuna. Pertanto te stringemo et caricamo vogli con ogni diligentia et sollicitudine attendere ad rescodere quelli denari per potere spazare quelli ali quali li havemo asignati, non perdendogli tempo alcuno et facendo contribuere per la cità soa le terre del vescovado, como le altre. Et perché tu ne scrive che quelli dela Valle de Rati sonno renitenti, volimo che ne debbi avisare che sonno quelli renitenti; tamen attendi ad fare contra essi ogni executione per modo se habia il dinaro.
Ad quelli de Pozzolo volimo non debbi dare molestia alcuna, perché loro hanno havuto da fare assay. Pedro de Lonà, quale havemo deputato commissario in quella nostra cità, venirà là et te darà ogni favore et adiuto necessario, como gli havemo commesso et ordinato. Siché te intenderay con luy, ma da poy luy sarrà giunto là, non te impazare ti, se non del'officio tuo primo. Ben te recordiamo fazi non habiamo ad dolerse de ti, se tu hai caro lo amore et gratia nostra. Data Mediolani, ut supra.
Zanectus.
Iohannes.