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2100. Francesco Sforza a Antonio de Fabriano (1453 giugno 13 "apud Senigham").

Francesco Sforza ha appreso dalle lettere di Antonio de Fabriano, famigliare ducale, che gli uomini del vescovo rifiutano di pagare le loro tasse. Da parte sua Antonio deve provvedere che si riscuotano detti denari e il duca scriverà al vescovo perché smuova i suoi uomini a pagare il dovuto.

Antonio de Fabriano, familiari nostro.
Havemo recevuto una toa de dì vi del presente, per la quale restiamo avisati pienamente dela renitentia et (a) l'homini del vescovo ad pagare quello denno dare per casone dele taxe, del che molto ne rencresse et dole. Et perché questa cosa non se fa per lo facto nostro, imo redunda ad nostro grandissimo danno, te dicemo che, con ogni tua industria, tu debii solicitare, con fare ogni virile executione, perché dicti dinari se retraghano et rescodano subito, avisandote che per l'aligata scrivemo in tal modo al prefato messer vescho(vo) che farà che dicti soi homini pagerano, ad cui exemplo, haverano casone de pagare quelli altri gentilhomini et non starano cossì renitenti; siché dal canto tuo, fa che tu non gli perde tempo veruno. Data ut supra.
Bonifacius.
Iohannes.

(a) Così A.