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2104. Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia (1453 giugno 15 "apud Senigham").

Francesco Sforza scrive a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia e, al referendario ricorda di avergli ordinato di esentare Giacomo e Guglielmo degli Urbisagli, uomini d'arme. Apprende invece che lui vuole costringere i due e gli uomini di Vialso a pagare l'imbottato dei frutti raccolti per loro l'anno precedente sopra le loro possessioni. Il duca ribadisce che, non avendo pagato gli Urbisagli nel passato l'imbottato, né altri carichi, vuole che tale esenzione sia rispettata in futuro.

Domino Gracino et referendario Papie.
A dì xviiii de marzo scripsemo a voi, referendario che dovesti preservare exempti Iacomo et Guglielmo de Urbisagli, nostri homini d'arme, et non farli alcuna novitate contral'usato; adesso intendiamo per querella loro che voleti astrenzere li predicti Iacomo et Guglielmo, sive li homini de Vialso, per loro a pagare l'imbotate de fructi colecti per loro sopra le soe possessione del'anno passato MCCCCLI, nonobstante che li dicti de Urbisagli dicano non havere mai pagato nel passato. Et perché nostra intentione è che non siano pezo tractato (a) del'usato, ve comettemo et volemo che, non havendo li dicti de Urbisagli pagato nel tempo passato l'imbotato, nì altri carichi, debiati provedere che loro, nì altri per loro, siano astrecti in l'advenire al pagamento del dicto imbotate, nonobstante alcuna cosa scripta in contrario. Data ut supra.
Irius.
Cichus.

(a) Segue che li altri depennato.