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2110. Francesco Sforza a Luchina dal Verme (1453 giugno 16 "apud Senigham").

Francesco Sforza comunica a Luchina dal Verme che Fenogio dei Peroni di Albareto è stato colto a frodare sale e, benché condannato e preso da quelli di Giacomo da Spello, capitano del Piacentino, tuttavia gli Albaredesi lo hanno sottratto al capitano, che non ha, così, potuto esercitare il suo ufficio. Affinché il reato non rimanga impunito, il duca ha ordinato al capitano di eseguire la dovuta punizione, per la cui esecuzione chiede l'aiuto di Luchina. Se lei non glielo desse, vi provvederebbe il duca.

Magnifice domine Luchine de Verme.
Essendo stato trovato Fenogio deli Peroni dela terra de Albaredo ad commettere froxa de sale, et tandem condemnato et pigliato per quelli de Iacomo da Spello, capitaneo del districto nostro de Piasentina, sonno mosti li homini dela dicta terra et hanno retolto dicto Fenogio ad esso capitaneo, adeo che non ha (a) possuto fare l'offitio suo, et che a nuy è molto molestissimo et grave, sì perché questo redunda ad mancamento dela Camera nostra, si eciam per l'acto deshonesto che hanno commesso dicti homini, et perché deliberamo non lassare tale [ 447r] mancamento impunito, havemo commesso a dicto capitaneo che ne faza punitione. Per la qual cosa ve confortiamo vogliati providere che esso possa fare la dicta punitione et I'officio suo finalmente, avisandove che quando non li provedesti vui, seria necessario che li provedessemo nuy, et cossì li provederessemo per obviare che non intervenissero simili excessi, li quali ne sonno molto molestissimi. Data ut supra.
Bonifacius.
Cichus.

(a) In A hanno con nno depennato.