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2111. Francesco Sforza a Marino de Donatis di Pavia, podestà di Pavia (1453 giugno 16 "apud Senigham").

Francesco Sforza scrive a Marino Donati, podestà di Pavia, che Colella da Napoli, condottiero ducale, assunse ai suoi servizi Melchione da Viadana, che non appena ebbe avuto centottanta ducati è fuggito da Guglielmo. Detto Melchione ha un fratello di nome Gaspare allo Studio pavese, che lo aiutò a passare il Ticino, motivo per cui il Colella chiede di rifarsi con lui dei suoi danari dati a Melchione. Il duca vuole ora che il podestà convochi il rettore dello Studio e lo convinca a trattenere Gaspare, costringendolo a risarcire il Colella dei ducati dati al fuggitivo.

Spectabili viro Marino de Donatis de Papia, potestati Papie nostro dilectissimo.
Secundo ne dice Colella da Neapoli, nostro conductero, havendo luy conducto ad li suoi soldi novamente uno Melchionne de Viadana et datogli li suoi dinari, circha ducati clxxx, esso Melchione se è fugito et andato dal signore Guglielmo. Il quale Colella ne dice che esso Melchione ha uno fratello, chiamato messer Gasparro, il quale è al studio in quella nostra citade, il quale messer Gasparro dice è stato cagione de fare fugire el dicto Melchione, et che sapendo luy como se doveva fugire, lo fece passare ultra Tixino, per il che Colella ne domanda gli faciamo satisfare li suoi dinari dal dicto messer Gasparro. Pertanto, parendo ad nui non sia honesto ch'el dicto Colella perda li suoi dinari, ve comettiamo et volemo che habiati da vuy el rectore del Studio et, con quella bona et honesta via ve parerà, fati retenere el dicto maestro Gasparo, poi ve informati de questa cosa con ogni diligentia. Et trovando voy ch'el dicto messer Gasparro sapesse dela fuga del fratello et che lo facesse passare Ticino, volemo lo astringhati ad satisfare ad Colella, portandove in questo maturamente, et ne advisariti de quello havereti seguito. Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.